Perugia, cambiare le politiche per fronteggiare le crisi

E’ necessario “invertire la  rotta” e operare una “forte discontinuità delle politiche finora messe in campo” per  fronteggiare la crisi economica e sviluppare quei timidi segnali di ripresa che si intravedono anche per l’Umbria per il 2014. E’ la principale indicazione che si evince dallo schema di DAP 2014 – 2016 messo a punto dalla Giunta regionale dell’Umbria che verrà presentato a Palazzo Donini (ore 10.30, in Sala Giunta) il 27 novembre alle parti sociali nell’ambito del Tavolo dell’Alleanza per l’Umbria,  presieduto dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. Le 76 pagine in cui si struttura il documento offrono un quadro lucido degli elementi di forza e debolezza dell’economia  umbra  alla luce del contesto economico nazionale e internazionale, individuando strumenti, indirizzi ed obiettivi della programmazione regionale a sostegno di una possibile “ripartenza”, seppure in un quadro complesso e con l’obiettivo di non mettere in discussione quegli standard di benessere che in Umbria sono complessivamente migliori rispetto ai dati medi del Paese e di molte aree del Centro Nord.

Accettare il cambiamento, vivere la crisi come opportunità per puntare sui fattori che possono rendere il sistema maggiormente competitivo e più propenso ad una ormai ineludibile innovazione, non solo di natura tecnologica, rivedere gli strumenti finora utilizzati per attuare le strategie di sviluppo e  servirsi  in modo più efficace delle risorse a disposizione  sono – secondo gli estensori del DAP – gli elementi su cui occorre puntare  per attuare politiche di crescita che siano realmente “intelligenti, sostenibili e inclusive”. Le caratteristiche strutturali del sistema umbro indicano che la possibile ripresa avrà un carattere selettivo, trainata dalle imprese esportatrici (in genere, più strutturate dimensionalmente ed attrezzate in termini organizzativi) rispetto al gruppo consistente e frammentato di micro e piccole imprese che pagano il costo della crisi anche sul versante del credito. Di questo quadro d’insieme – si sostiene nel documento – occorrerà tenere conto  se si vuole innescare il necessario “salto per lo sviluppo” dell’intera società regionale, facendo convergere su una unica linea di azione  le condizioni socio-economiche ed istituzionali che governano le relazioni tra i diversi attori del sistema produttivo locale e  i comportamenti radicati nella storia, nel clima sociale, nelle istituzioni politiche e sociali.

Alla luce di quanto detto per il 2014 il DAP  individua gli obiettivi della programmazione regionale che,  in coerenza con la strategia Europa 2020 per un’Umbria più intelligente, sostenibile ed inclusiva ed  in base al documento “Verso il Quadro Strategico regionale 2014-2020” e alle risorse che disponibili per la programmazione operativa regionale, prevedono politiche per la ripresa economica sulla specializzazione e innovazione dell’intero sistema produttivo regionale,  attraverso strategie multisettoriali e integrate, fondate sulle specializzazioni territoriali e sulla valorizzazione delle competenze, attivando la cooperazione tra i sistemi della ricerca e dell’impresa; il rafforzamento del capitale umano regionale, allagando le condizioni per accedere alle opportunità di istruzione e formazionedurante l’arco della vita, sostenendo il passaggio da una politica della formazione ad una dell’apprendimento, in particolare migliorando le competenze delle persone, propedeutiche alla qualificazione e produttività dell’intero sistema; la tutela  delle risorse territoriali umbre con un’economia a minori emissioni di CO2, capace di utilizzare le risorse, soprattutto energetiche, in modo efficiente,  garantire la tutela dell’ambiente e della biodiversità e promuovere lo sviluppo rurale, anche con nuove tecnologie e metodi di produzione verdi; promuovere politiche inclusive per chi vive in Umbria, anche nel territorio rurale, incrementando l’occupazione delle componenti attive della società, nonché costruendo un welfare attento alla centralità della persona, al supporto ed al sostegno alle famiglie, alla qualità e alla flessibilità dei servizi, alla valorizzazione e alla messa in rete delle risorse del territorio. Inoltre verranno completate le riforme istituzionali e il processo di semplificazione amministrativa e normativa e si punta a mantenere l’universalità del Sistema sanitario regionale, completando l’attuazione della Legge regionale di riforma, con attenzione alla qualità dell’assistenza, sia territoriale che ospedaliera, secondo il principio dell’appropriatezza e con le risorse finanziarie disponibili.

Si tratta di sfide notevoli, tenendo conto che  nel DAP si evidenzia la scarsità delle risorse disponibili, falcidiate dai tagli operati a livello nazionale. La rigidità del bilancio regionale fa  della capacità di saper spendere al meglio  i fondi messi a disposizione dalla prossima stagione di programmazione comunitaria la principale opportunità per lo sviluppo.

Dal 2010 al 2013 infatti, le manovre finanziarie statali per il risanamento dei conti pubblici hanno riguardato principalmente “tagli lineari” dei trasferimenti statali anche per le Regioni. In Umbria ciò ha comportato la riduzione delle risorse previste per la sanità regionale; l’inasprimento delle regole del Patto di stabilità interno, che nel periodo 2010-2016 registra una riduzione del 46,6% sul tetto di competenza e del 31,25% sui pagamenti, rendendo estremamente difficile la possibilità di applicare nel 2014 il patto di stabilità “verticale” a favore degli Enti Locali;  tagli di trasferimenti dal bilancio dello Stato che hanno azzerato le risorse destinate alle funzioni conferite e delegate e a specifici settori, tra cui  ambiente trasporto pubblico locale, viabilità, incentivi alle imprese, agricoltura,  politiche sociali e per la famiglia, edilizia residenziale agevolata,  non autosufficienza; “azzeramento” della capacità di indebitamento e quindi di nuovi investimenti, a seguito dell’abbassamento del limite dal 25 al 20%, che ha comportato per l’Umbria – tenuto conto dei mutui già contratti e di quelli già autorizzati per la copertura dei bilanci pregressi (dal 2006 al 2011) – la totale saturazione della propria capacità di indebitamento e l’impossibilità, a partire dal 2012, di prevedere mutui o prestiti a pareggio del bilancio. In questo quadro difficilissimo, la manovra di bilancio regionale 2014 dovrà, quindi, essere impostata soprattutto attraverso un riorientamento e ulteriore razionalizzazione della spesa e da una attività di contenimento, razionalizzazione, monitoraggio e controllo delle spese “generali” e di acquisto di beni e servizi. Ciò in linea con quanto già attuato dall’amministrazione regionale che ha consentito di raggiungere significativi risparmi, sia sulle spese per il personale regionale (passato da 72 milioni di euro nel 2010 a 65 milioni nella previsione 2014) che su quelle per il funzionamento (da 15,8 a 12,6 milioni di euro).