A Ridaglie!

 il passaggio!!La televisione ora non mi annoia più, qualcosa di nuovo sempre accade … dipende dalle giornate e quella di ieri mercoledì 2 ottobre è stata particolare; certo io non sono un editorialista, non pretendo neanche di avere la classe di chi lo fa per mestiere. Impegnato e dedicato a questo e quello che più mi manca è la loro concettualità, il loro linguaggio blasonato, insomma non c’è storia la differenza o la classe c’è e la rispetto tutta.

Vorrei con questo scritto, farvi notare che non è cambiato niente in quello che accadeva nell’antica Roma e in quella di oggi, difatti Ovidio ebbe a scrivere:

 « Senatorum affluentem numerum deformi et incondita turba – erant enim super mille, et quidam indignissimi et post necem Caesaris per gratiam et praemium adlecti, quos orcinos vulgus vocabat. »

Che tradotto significa       <<  Il numero dei senatori era costituito da una folla indecorosa e senza prestigio (erano più di mille e alcuni assolutamente indegni, che vi erano entrati, con i favori e la corruzione, dopo la morte di Cesare e che il popolo definiva “senatori d’oltretomba”  >>

E’ un ambiente di intrighi e tradimenti, di tornaconto personale, di ricchezza e sfarzosità, che nulla ha a che fare con la gentes la quale è solamente costretta a subire  le cose che questa gente pensa ed attua.

SPQR, acronimo del latino Senatus Populusque Romanus  (Senatvs PopvlvsQve Romanvs),  in italiano “Il Senato e il popolo romano”, racchiude in sé le figure che rappresentano il potere della Repubblica romana: il Senato e il popolo, cioè le due classi dei  patrizi  e dei plebei che erano e sono ancora oggi  a fondamento dello Stato romano.

Il Senato romano divenne organo fondamentale con l’instaurazione della Repubblica nel 509 a.C. Secondo quanto ci racconta Livio, uno dei primi provvedimenti del primo console romano, Lucio Giunio Bruto, fu quello di rinforzare il senato ridotto ai minimi termini dalle continue esecuzioni dell’ultimo re, portandone il totale a trecento, nominando quali nuovi senatori i personaggi più in vista anche dell’ordine equestre. Da qui l’uso di convocare per le sedute del senato i padri (patres) ed i coscritti (dove è chiaro che con questo termine si alludeva agli ultimi eletti). Il provvedimento aiutò notevolmente l’armonia cittadina ed il riavvicinamento della plebe alla classe senatoriale.[16]

Al Senato venne conferito formalmente il solo potere consultivo, ovvero il diritto di essere consultato prima di far passare una legge. Nonostante questo ruolo formale, il ruolo sostanzialmente esercitato era quello dell’assemblea del ceto dominante in una repubblica oligarchica, simboleggiato dal potere esercitato mediante il Senatus consultum ultimum.

Il senato si riuniva nella Curia che si trovava nel foro romano.

Nell’età repubblicana, per entrare in senato occorreva avere esercitato una magistratura. Dapprima vi furono ammessi soltanto coloro che erano stati censori, consoli o pretori; in seguito il senato fu aperto anche agli ex edili, agli ex tribuni della plebe e agli ex questori. Ogni cinque anni i censori redigevano la lista ufficiale dei senatori, integrando i posti vacanti e, in rari casi, procedendo all’espulsione degli indegni.

Le principali funzioni del Senato erano esercitate nei seguenti ambiti:

  • sacrale : sorveglianza sul culto, controllo dei collegi sacerdotali, fondazione di templi;
  • militare : controllo dell’imperium militiae, autorizzazione della leva (delectus), sorveglianza e coordinamento delle operazioni belliche, assegnazione del trionfo o dell’ovazione per i comandanti vittoriosi, deliberazione della fondazione (deductio) di colonie;
  • politica estera: accordi di pace, trattati, dichiarazioni di guerra, ricevimento e invio di “legati”, cioè di ambasciatori;
  • costituzionale : controllo sulle magistrature;
  • legislativo : discussione e approvazione di progetti di legge da sottoporre ai comizi, promulgazione dei senatoconsulto;
  • giurisdizionale : intervento nella giurisdizione dei magistrati;
  • politica finanziaria : spese pubbliche, tasse, entrate, amministrazione patrimoniale.

La carica era vitalizia. Esisteva la facoltà censoria di escludere (praeterire et loco movere) i senatori indegni attraverso apposito iudicium e relativa nota censoria. I senatori avevano diritto a posti privilegiati nelle pubbliche manifestazioni e a teatro. Indossavano la tunica con il laticlavio, il calceus senatorius (un particolare tipo di calzare) e portavano l’anulus aureus.

Cosa è cambiato oggi? Anzi è andato sempre più peggiorando.

Vi ricordate di Cicerone ? E a chi non lo ricordasse immaginate questa scena:

 I senatori sono tutti in toga candida.

L’oratore Cicerone denuncia il suo avversario politico Catilina di fronte a tutto il Senato, pronunciando l’Oratio in Catilinam Prima in Senatu Habita, cioè la Prima Catilinaria. Catilina è posto in primo piano come un escluso e a debita distanza da Cicerone, intento ad ascoltare in modo sprezzante il suo avversario e a meditare sulle sue malefatte. Le mani di Catilina sembra quasi che affondino come degli artigli tra le pieghe della sua toga.

Mentre Cicerone attacca Catilina, gli altri senatori, che ascoltano inebetiti l’accusa di Cicerone contro Catilina (cioè di cospirare contro la Repubblica romana e di aver assoldato dei sicari per ucciderlo), si sono già allontanati dal seggio del rivoltoso, rimasto completamente in disparte dal resto dell’assemblea e seduto ricurvo su sé stesso.

La maggior parte dei senatori ascolta e guarda attentamente Cicerone, mentre pochi altri (quelli più in alto, vicino al seggio di Catilina) osservano l’imputato con aria sbigottita e parlano tra di loro. Inoltre la luce che illumina Cicerone è calda ed abbagliante, mentre Catilina sembra esser piuttosto in ombra rispetto a lui.

Questa scena cosa vi ricorda? Ma continuiamo.

Nel 62 a.C., dopo essergli stato più volte vietato di diventare console, Catilina decise di ordire una congiura per rovesciare la Repubblica. Ma il console in carica, Marco Tullio Cicerone, riuscì a sventare la congiura e a ripristinare (anche se per poco tempo) l’ordine a Roma.

Catilina contava soprattutto sulla plebe, a cui prometteva radicali riforme, e sugli altri nobili decaduti, ai quali prospettava un vantaggioso sovvertimento dell’ordine costituito, che lo avrebbe probabilmente portato ad assumere un potere monarchico o quasi. Venuto a conoscenza del pericolo che lo stato correva grazie alla soffiata di Fulvia, amante del congiurato Quinto Curio, Cicerone fece promulgare dal Senato un senatus consultum ultimum de re publica defendenda, cioè un provvedimento con cui si attribuivano, come era previsto in situazioni di particolare gravità, poteri speciali ai consoli.

Sfuggito poi ad un attentato da parte dei congiurati di Catilina, che si erano presentati a casa sua con la scusa di salutarlo, Cicerone convocò il Senato nel tempio di Giove Statore, dove pronunciò una violenta accusa a Catilina, con il discorso noto come Prima Catilinaria:

<< Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora cotesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire? Né il presidio notturno sul Palatino né le ronde per la città né il panico del popolo né l’opposizione unanime di tutti i cittadini onesti né il fatto che la seduta si tenga in questo edificio, il più sicuro,ti hanno sgomentato e neppure i volti, il contegno dei presenti? >> ( Cicerone )

Vixerunt!    Vissero!