Anche Reggio Emilia piange la scomparsa di Margherita Hack

La Provincia di Reggio Emilia esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Margherita Hack, l’astrofisica di fama mondiale morta la notte scorsa a Trieste, vincitrice del Premio Matilde 1991 e candidata al Consiglio provinciale nel 2009 nella lista del Pdci che sosteneva la candidata presidente Sonia Masini nei collegi di Reggiolo-Luzzara, Correggio e Scandiano.

“Il Paese, la comunità scientifica e internazionale perdono una donna straordinaria, interprete di grandi valori quali la difesa della democrazia e l’attenzione ai fenomeni sociali – dichiara la presidente Sonia Masini – Di Margherita Hack ricordiamo, oltre al suo lavoro di ricerca scientifica riconosciuto a livello internazionale, il suo impegno sociale e politico. Anche Reggio Emilia subisce una grave perdita. Ci lega a lei una grande stima testimoniata dal Premio Matilde, un riconoscimento che la Provincia di Reggio Emilia ha assegnato negli anni a donne straordinarie come la Hack, appunto, e Rita Levi Montalcini, che hanno segnato la vita di questo Paese e che hanno mantenuto nel tempo un legame con la nostra terra”.

Istituito dalla Provincia di Reggio Emilia nel 1985 – quando venne assegnato appunto a Rita Levi Montalcini – per “onorare una donna che si sia distinta per le indubbie doti dimostrate in  qualunque campo e particolarmente in quello sociale, nell’arte, nelle scienze, nell’economia, nella politica e nello sport”, Margherita Hack ricevette il Premio Matilde l’8 settembre 1991. Nella suggestiva cornice della  basilica di San Benedetto Po, antica abbazia benedettina che nel momento di maggiore espansione canossiana fece parte dei domini di Matilde (e dove la contessa venne sepolta prima che la salma venisse traslata in San Pietro a Roma), fu l’allora presidente della Provincia di Reggio Emilia, Ascanio Bertani, insieme all’onorevole Giuseppe Avolio, presidente nazionale della Confcoltivatori (oggi Cia), a consegnare il Premio Matilde a Margherita Hack. Un riconoscimento che le venne assegnato per la sua attività di astronoma e di docente di astrofisica, ma anche “per aver avuto il merito di aver contribuito con la sua attività scientifica a far meglio conoscere all’estero l’Italia e, in particolare, la laboriosità e creatività delle donne italiane; per le sue grandi qualità di scienziata, di ricercatrice, di autrice e di organizzatrice e per la peculiarità delle sue profonde doti umane”.

In un profilo autobiografico scritto appositamente per la Provincia di Reggio Emilia, Margherita Hack – oltre a parlare delle sue grandi passioni oltre all’astronomia, ovvero gli animali e lo sport (prima la pallacanestro, poi il lancio del peso, il salto in alto e il salto in lungo) – ricordava anche il rapporto con  il marito Aldo, al suo fianco da settant’anni: “A 10 anni durante l’estate al giardino pubblico del Bobolino ho conosciuto un bambino di due anni più grande di me con cui abbiamo giocato accanite partite a palla, a guardie e ladri, a nascondino. Poi, il suo babbo è stato trasferito al Sud e non si siamo più rivisti, non sapevamo nemmeno i nostri cognomi. Ci siamo incontrati di nuovo da grandi, all’università, e dopo una prima reciproca delusione – perché non ritrovavamo più la bella e profonda amicizia che ci aveva legati in quei tre mesi estivi di tanti anni prima, dopo molte violente litigate per i diversi modi di vedere sia dal punto di vista politico che religioso e sociale, ci siamo finalmente riconosciuti e siamo ancora insieme dopo 47 anni”.