Trapani, nuovo colpo alla mafia sotto chiave una parte del porto

Sarebbe stato costruito da imprenditori legati al boss latitante Matteo Messina Denaro. Almeno una parte del porto. Il Questore ha ottenuto dal Tribunale il sequestro di una parte dello scalo marittimo oltre a diverse società che, attraverso prestanome, sarebbero riconducibili al mafioso.

L’appalto da 46 milioni di euro assegnato in vista della regata del 2005 della “America’s cup” sarebbe stato pilotato proprio dalle cosche. Si tratta di un provvedimento giudiziario che non ha precedenti. Al centro delle indagini condotte da Giuseppe Linares ci sono Francesco e Vincenzo Morici, titolari di numerose aziende e risultati in legami strettissimi con Messina Denaro.

Nelle carte processuali è ben delineato anche il ruolo di Antonio D’Alì, ex presidente della provincia di Trapani ed ex sottosegretario nel Governo Berlusconi, attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.

Sei società degli imprenditori trapanesi Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ritenuti legati al boss latitante Matteo Messina Denaro, sono state sottoposte a sequestro anticipato su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani e su proposta del questore Carmine Esposito, a conclusione di accertamenti compiuti dalla Divisione anticrimine della Questura e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Il valore dei beni sequestrati ammonta complessivamente ad oltre trenta milioni di euro.

Oltre alle 6 società figurano anche 142 immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari e 9 partecipazioni societarie. I provvedimenti sono stati eseguiti a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone. La proposta del questore (accolta dal Tribunale) si basa sulle carte processuali del procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore del Pdl Antonio D’Alì, in corso di svolgimento dinanzi al Gup di Palermo.

In occasione della “Louis Vuitton Cup – Act 8 -9”, il gruppo imprenditoriale dei Morici si sarebbe accordato con Cosa Nostra per aggiudicarsi la gara relativa ai lavori di strutturazione del porto di Trapani (importo a base d’asta: 46 milioni di euro). Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni rese dai vari indagati, sarebbe emersa l’esistenza di intese con il boss mafioso Francesco Pace (capomafia di Trapani), il senatore D’Alì ed imprese partecipanti, per favorire i Morici nell’aggiudicazione e per utilizzare materiali non conformi, tali da alterare la stabilità dell’opera nel tempo.