È alle porte un Natale povero! Una festa gioiosa che tantissimi corrotti e corruttori ci negano

  La Chiesa ha già avviato le celebrazioni dell’Avvento e si aspetta con animo gaudioso il Natale; nelle case e nelle città è cominciato il conto alla rovescia per il grandioso giorno del 25 dicembre, la festa povera che ricorda nostro Signore nato povero. A furia di auspicarlo o temerlo, a seconda dei nobili convincimenti religiosi o degli interessi di bottega, stavolta il Natale arriverà davvero austero e povero. I segnali ci sono, basta guardarsi un po’ in giro. Il primo colpo d’occhio ce lo danno le città e i piccoli paesi, da nord a sud, dove tutti hanno abbassato le luci, gli addobbi.  Son molti i Comuni d’Italia che si sono arresi, senza fondi per finanziare le luminarie e l’arredo urbano; solo dai commercianti un timido segno e giusto per cercare di attirare i sempre meno avventori ai loro negozi. Son molte le associazioni di commercio che fanno sapere che quest’anno almeno il 60% degli italiani comprerà meno regali e meno costosi. I sondaggi di settore segnalano che gli italiani non rinunceranno ai pranzi e ai cenoni dentro casa, ma taglieranno pesantemente su altri oggetti del desiderio. Un Natale povero come tante volte auspicato? Eh sì! Del resto, che stavolta non si tratta della solita sceneggiata dei commercianti che si piangono addosso lo dimostra l’amara realtà che si respira nelle aziende e nelle famiglie: in aumento i disoccupati soprattutto fra i giovani, cassa integrazione saccheggiata, taglio alle tredicesime, tante tasse, la famigerata Imu, ecc. ecc. È questa la tragica fotografia del Natale 2012. Moltissimi italiani non avranno più la boccata d’ossigeno della mensilità aggiuntiva, felicemente istituita nel contratto nazionale del 1937. Altri tempi! È così: l’abbiamo temuto tante volte, l’abbiamo anche un po’ assaggiato negli ultimi anni, ma sarà questo del 2012 il vero Natale povero. Gli sprechi, l’opulenza sguaiata, le spese folli, le vacuità e le vanità, cioè tutto il consumismo che ipocritamente ci siamo  sempre rinfacciati, questa volta tutto vietato. Forse, per alcuni aspetti, il tutto non è poi così male, perché finalmente riusciremo a capire che in fondo la ricorrenza è pur sempre religiosa, una ricorrenza che fa memoria di un Salvatore nato povero. L’unico rammarico è che avremmo voluto, davvero, un Natale sereno per tante famiglie sconvolte da tragedie, per tanti papà che han perso il lavoro, per tantissimi giovani che temono il futuro. Un Natale gioioso che tantissimi corrotti e corruttori ci negano.