Romano, classe 1930, colonna della cultura italiana, ci ha lasciati ad 81 anni. Piero Melograni aveva studiato con attenzione il fascismo, a partire dal libro “Mussolini e gli industriali” (Longanesi) del 1972, e il comunismo, in gioventù era stato anche iscritto al Pci, ma lo aveva lasciato dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956, per concludere che entrambe quelle ideologie, così forti in Italia, avevano a fondamento un sostanziale rigetto della modernità industriale, fondata sul libero mercato e sulla valorizzazione delle capacità individuali.
I suoi libri “Fascismo, comunismo e rivoluzione industriale” (Laterza, 1984) e “La modernità e i suoi nemici” (Mondadori, 1996) esprimono questa visione dei fatti, che lo aveva portato a candidarsi nelle liste di Forza Italia. Deputato dal 1996 al 2001, aveva deciso di non ripresentarsi alle successive elezioni, che pure videro il successo del centrodestra, perché deluso dall’attività parlamentare.
Tra i suoi lavori più importanti “Intervista sull’antifascismo” con Giorgio Amendola (Laterza), che già nel 1976, per bocca di un testimone al di sopra di ogni sospetto, pose le premesse per una ricostruzione più realistica, di taglio quasi revisionista, del rapporto tra il regime littorio e i suoi oppositori. Negli ultimi tempi Melograni si era poi interessato ai grandi musicisti. Nel 2003 aveva pubblicato il saggio “WAM” (Laterza), dedicato a Mozart, e nel 2007 “Toscanini” (Mondadori).
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