Venti di guerra minacciano Assad

La Siria fino ad ora ha mostrato i muscoli all’Onu, appoggiata dai veti incrociati della Russia e della Cina e dall’appoggio esterno dell’Iran.

Assad o chi per lui ha, però, commesso un passo falso dando ordine di abbattere un caccia bombardiere turco in volo di ricognizione lungo i confini della Siria, sembra mentre volasse in uno spazio aereo internazionale.

La guerra in Vietnam è iniziata allo stesso modo. Un incrociatore americano fu attaccato nel golfo del Tonchino ed il giorno dopo il Presidente USA Johnson dette l’ordine di invadere il Sud est asiatico.

Ieri la Turchia ha denunciato l’atto ostile della Siria si è immediatamente appellata all’art. 4 dello Statuto NATO che prevede che ciascun membro dell’Alleanza qualora sia minacciato, abbia il diritto di chiedere consultazioni affinchè l’evento sia analizzato e valutato all’interno dell’Alleanza.

In un lampo è stato superato lo stallo che da mesi caratterizzava le vicende siriane. Da una parte la repressione di Assad e dall’altra l’impotenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU immobilizzato dai diritti di veto.

Tre risoluzioni dell’ONU bloccate, la missione di osservatori ONU praticamente mai operativa in quanto minacciata ogni giorno dalle bombe e costretta proteggersi piuttosto che dar corso al mandato ricevuto.

Da oggi, invece, dopo che la Turchia ha invocato l’applicazione dell’articolo 4 del Patto Atlantico (Trattato di Washington), sul piano giuridico internazionale è possibile rendere operativo un mandato unilaterale.

Presidiare con un Contingente Militare Multinazionale della NATO il confine turco / siriano per vigilare che non sia minacciata la sovranità territoriale di uno Stato Membro e garantire anche l’eventuale apertura di corridoi umanitari per accogliere in sicurezza il flusso di eventuali rifugiati.

Il preludio dell’applicazione dell’articolo 5, che invece sancisce un vero e proprio intervento armato qualora sia minacciata la sovranità territoriale di uno Stato Membro.

Il governo turco, dopo un’un’iniziale apertura nei confronti di Assad, è ormai palesemente schierato a favore dei ribelli siriani. Accoglie da mesi profughi e nello stesso tempo rifornisce le fazioni antigovernative. Una Turchia in grado anche di monitorare in tempo reale ciò che realmente accade in Siria, impiegando il potente “Occhio elettronico” schierato proprio nella base NATO di Incerlik.

Il rifornimento di armi e di mezzi militari è ormai in atto dalla primavera scorsa con il massiccio coinvolgimento del Qatar, dell’Arabia Saudita, già protagonisti della Primavera Araba che ha spazzato via i regimi egiziani e libici. In Siria è in corso una specie di vera e propria “balcanizzazione” della regione. La guerra civile avanza sul modello di quanto avvenuto nell’ex Yugoslavia e sembra che alla fine di aprile molti dei militanti dell’opposizione siano stati inviati in Kosovo per frequentare speciali sessioni formative di guerriglia urbana.

Un fatto è comunque certo, la Turchia da qualche mese ha abbandonato Assad al suo destino di massacratore del popolo. Una Turchia che si è anche riavvicinata in questa circostanza ad Israele e forse, operano insieme per spodestare Bashar al Assad, sotto l’ala protettrice dell’America come esplicitamente ammesso in un recente editoriale pubblicato dal New York Times. Una valutazione redatta dall’israeliano Michael Herzog e dal Turco Soner Cgaptay, analisti presso il “Washington Institute for Near East Policy”.

Il processo è destinato a subire un’accelerazione con l’abbattimento dell’aereo turco. Sicuramente la Siria difenderà la sua posizione sui motivi dell’azione militare difensiva contro un aereo che volava nei propri spazi aerei.

Peraltro, il relitto, notizia dell’ultima ora, sembra che sia stato ritrovato affondato in acque siriane, ma è poco probabile che questi elementi rappresentino vincoli significativi per la valutazione dell’Alleanza che dovrebbe riunirsi domani per decidere la propria posizione.

Nel frattempo sulla coscienza di Assad pesano circa 15.000 morti trucidati durante le repressioni di questi mesi, mentre il mondo era disattento. Siamo, però, prossimi ad un’inversione di tendenza in cui la Nato potrebbe ancora una volta giocare un ruolo da protagonista.

Un coinvolgimento dell’Alleanza indotto da un evento importante che ha toccato una Nazione che fa parte dell’Alleanza, e che potrebbe essere stato non del tutto casuale, ma anche spinto dall’iniziativa di qualche cellula interna all’esercito siriano che, ormai stanca della ferocia del Presidente Assad, è stata “accompagnata” dalla consulenza dell’Intelligence occidentale.