Yara Gambirasio un anno senza verità

Era il 26 febbraio del 2011 quando il corpo di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel nulla a Brembate di Sopra in provincia di Bergamo, veniva ritrovato in un campo, a tre mesi esatti dalla sua scomparsa. Un anno dopo, le indagini rimangono aggrappate all’esame, a tappeto, del Dna di migliaia di persone, ma di piste investigative nemmeno l’ombra.

Gli inquirenti non hanno mai smesso di indagare, ma non hanno mai nemmeno fornito anche solo un’ipotesi concreta sull’accaduto. Di certo si sa solo che Yara è scomparsa il 26 novembre 2010, poco prima delle ore 19:00, uscendo dal centro sportivo che frequentava, che non è  stata violentata, che non è stata uccisa con un colpo mortale ma da una concausa di fattori (la ragazza sarebbe morta di stenti dopo essere stata colpita e ferita) e che in quel campo di Chignolo d’Isola non distante dal paese dove viveva e dove è stata trovata probabilmente c’è finita la sera stessa della sua scomparsa. Oltre questo, non c’è un movente, non c’è un’esatta causa di morte, non c’è una dinamica completa dell’accaduto. Ed è di questi giorni la notizia che la magistratura, dopo un primo diniego, ha concesso l’accesso agli atti alla famiglia. “L’autorità giudiziaria non ha aperto tutti i fascicoli – spiega il legale della famiglia Gambirasio, l’avvocato Enrico Pelillo – per ora ci limitiamo a valutare gli esiti degli esami scientifici”. Quello che rimane a disposizione, per continuare a sperare, sono infatti continui prelevamenti genetici, che avrebbero raggiunto ormai numeri (e costi) record. Ben 13mila tracce, che sono state raccolte e campionate ma che non sono state comparate se non per la minima parte. Le ultime indiscrezioni parlano di un profilo genetico appartenente a un trentenne di Gorno, paese vicino Bergamo, che corrisponderebbe a quello rilevato sul corpo di Yara. Anche la sterminata sequenza di tabulati telefonici raccolti sarebbe lungi dall’essere stata compiutamente analizzata. Strade che sono ineluttabilmente legate al caso, e che potrebbero portare svolte anche tra anni.

Con l’aggravante, in quest’indagine, di non essere in possesso di alcuno scenario investigativo in cui contestualizzare eventuali scoperte “genetiche”. Ed è ormai noto che anche la più preziosa risultanza scientifica, per portare a responsabilità concrete in tribunale, devono essere supportate da solidi castelli indiziari.