Loredana Bertè commuove cantando Mia Martini

Gigi D’Alessio si mette al piano e lascia il palco dell’Ariston a Loredana Berté, eccentrica come al solito nel modo di vestire, scortata dalla brava Macy Gray. Perché in un transfert emotivo molto forte, Loredana canta Mia, la sorella amata e rimpianta, “Almeno tu nell’universo”. Ma l’emozione non la tradisce, Loredana è impeccabile. Ed è un altro momento “alto”. Il pubblico si spella le mani. E, ancora ipnotizzato, poco ascolta la successiva accoppiata Macy-Gigi.

Grazie ad ospiti stranieri, il Festival è sembrato un evento internazionale. Sì, servivano la chitarra che non sbaglia di Brian May e l’afflato extraterrestre di Patti Smith, Macy Gray “valletta” di una Loredana Berté emozionante mentre interpreta la sorella Mia e una Noa praticamente perfetta con Eugenio Finardi. E’ stato tempo di verdetti. Ce l’hanno fatta proprio Loredana insieme a Gigi D’Alessio, così come Dalla con Pierdavide Carone. Mentre sono stati eliminati i Marlene Kuntz, altrimenti protagonisti dello straordinario duetto con Patti. E la figlia di Zucchero, Irene Fornaciari, nonostante l’aiuto dell’ex Queen.

Ad aprire la serie “memorabilia” è toccato a Shaggy. L’inventore del tormentone “Boombastic” si accompagna alla raffinata Chiara Civello. Accostamento un po’ singolare, il reggaeman non sembra molto a suo agio. Prima parte una versione non prevista del suo “Boombastic” la Civello pare esterrefatta. E poi non si sintonizza del tutto sul vecchio adagio di Pino Donaggio, “Io che non vivo”. Mentre Morandi scherzosamente battibecca con Papaleo, arriva il gran balcanico Bregovic per “annullare l’Adriatico” insieme a Samuele Bersani. E si appropria di “Romagna mia”, con i fiati e le fisarmoniche del suo repertorio. Prima di regalare un brano del suo nuovo album, con i fiati e le fisarmoniche.

Nina Zilli s’intende molto bene con la brava Skye, fu Morcheeba. Le due provano il “Grande Grande” di Mina con accenti molto soul. E Nina sembra quasi più in forma delle prime due serate, mentre Skye conferma la sua classe cristallina. Tradizione pura, un po’ agée, con Matia Bazar-Al Jarreau. Insieme cantano il tema del Padrino e una sorta di medley di Al. Emma si accompagna poi con Gary Go, noto in Italia per un superjingle pubblicitario (“Wonderful”). E non è proprio perfetta l’esecuzione del “Paradiso” Battistiano. Altro momento-nostalgia quando Arisa accoglie un altro grande vecchio, José Feliciano. Quarant’anni dopo, il cantante cieco rispolvera sul palco dell’Ariston, l’eterna “Che Sarà”. Nostalgia che cresce ancor più quando, con Gianni, i due attaccano “C’era un ragazzo che come me…”.

L’extraterrestre Patti Smith atterra su Sanremo per aiutare a sua volta Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. E sembra di essere su Marte e non all’Ariston, per un momento le polemiche e le stecche svaniscono. “Impressioni di Settembre”, inno della Pfm, trasfigura perfetto nella prova dei due. È musica di altissimo livello. Come quando parte “Because The Night”. Cristallina, eterna, Patti che non sembra invecchiare mai. Il pubblico capisce il momento e si alza in piedi ad applaudire.

La sala-stampa premia l’accoppiata Patti-Marlene come la migliore della serata. Ma non così il pubblico del televoto. La band piemontese va a casa, insieme a Irene Fornaciari.