Prestiti su prestiti per cercare di rianimare Atene

La Grecia prenderà in prestito 35 miliardi di euro dal fondo temporaneo salva-Stati Efsf per finanziare il piano di austerity per ricevere gli aiuti. Lo scrive il Wall Street Journal citando documenti ufficiali del piano, che prevede anche che Atene raccoglierà entro fine 2012 4,5 miliardi di euro da operazioni di privatizzazione.

Il Governo greco perde i pezzi ma riesce in nottata a salvare il salvabile, approvando il piano di austerity che il parlamento dovrà varare domenica. Le proteste però non si placano e le piazze si infiammano. Il premier Papademos è riuscito a strappare l’ok all’accordo con la Troika (Fmi-Bce-Ue) al termine di una giornata difficilissima per l’esecutivo, abbandonato da quattro ministri del partito di estrema destra e da due viceministri socialisti.

Dopo quattro ore di riunione, il consiglio dei ministri, convocato in tutta fretta a fine giornata, ha approvato in nottata il progetto di legge che impegna il paese al pacchetto di riforme richieste dalla troika in cambio del via libera al nuovo piano di salvataggio da 130 miliardi di euro. Ma mentre il Governo cercava di rimettere insieme i pezzi, in piazza è esplosa la rabbia della gente, con scene di guerriglia e lancio di molotov davanti al Parlamento, nel primo dei due giorni di sciopero generale indetto dai sindacati. E l’immagine della centralissima piazza Syntagma in fiamme ha già fatto il giro del mondo. Papademos era stato chiaro con i suoi ministri sin dall’inizio. Mentre il suo Governo si sfaldava, continuava a ripetere che la Grecia “non può permettersi la bancarotta”, e che, quindi, i ministri contrari al nuovo programma di austerity non potevano restare nell’esecutivo. I primi a lasciare sono stati i quattro ministri del partito di estrema destra Laos, che rappresenta però appena 16 parlamentari. Ma hanno detto no anche due vice ministri del ben più rappresentativo partito socialista Pasok.

La nuova riunione dell’Eurogruppo è stata fissata per mercoledì prossimo. Con tre condizioni per Atene: l’ulteriore taglio di 325 milioni di euro alla spesa corrente; l’approvazione in Parlamento del pacchetto di riforme; un impegno scritto dei leader dei partiti a rispettare i piani anche dopo le elezioni di aprile. Ma sul destino di Atene, le opinioni restano contrastanti.

E’ ottimista il premier Mario Monti, convinto che “non ci sarà un default della Grecia”, né una sua uscita dall’euro. E mentre cresce in Europa il fronte di chi pensa che un default “non sarebbe la morte di nessuno”, come esternato ad inizio settimana dalla commissaria olandese Neelie Kroes sostenuta dal premier Mark Rutte, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha avvertito che il suo fallimento sarebbe “un rischio incontrollabile” per la moneta unica, ma soprattutto per i capitali tedeschi investiti in Grecia…