Commozione a Serra San Bruno per Mio padre nel lager
“L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti – sottolinea Primo Levi nel suo libro scritto poco prima di porre fine al suo inferno (muore suicida nel 1987), I sommersi e i salvati – è estranea alle nuove generazioni dell’Occidente, e sempre più estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni. Per i giovani degli anni ’50 e ’60 erano cose dei loro padri: se ne parlava in famiglia, i ricordi conservavano ancora la freschezza delle cose viste. Per i giovani di questi anni ’80 sono cose dei loro nonni: lontane, sfumate, “storiche”.
Sono parole che prefigurano un rischio fondato: che la memoria, che la storia, che l’immane tragedia della shoah, sia espunta dall’attenzione e dalla sensibilità delle nuove generazioni. Ma l’autore del libro “1943-1945, Mio padre nel lager”, il prof. Antonio Pugliese (Università di Messina) dopo aver presentato il libro in tantissime scuole, a contatto quindi con tanti giovani, ha spiegato che le giovani generazioni sono sensibili, ma che è necessario impegnarsi per renderli consapevoli di quanto è successo nel recente passato e di ciò che hanno vissuto tanti nostri padri. Per cui ricordare diventa un imperativo etico, umano, storico. Lo ha affermato commosso davanti agli allievi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “L.Einaudi” di Serra San Bruno, nell’incontro che si è svolto giovedì 26 gennaio (Aula magna) per la ricorrenza della “giornata della memoria”, dopo aver rivisto le immagini del docu-film “Mio padre nel lager” del regista Enzo Carone. Una visione che ha creato un clima di tensione emotiva per i contenuti forti e con immagini inedite di repertorio che sono state incastrate nella ricostruzione filmica. Infatti l’emozione ha toccato le corde più profonde e le lacrime hanno rotto la voce del prof. Pugliese quando ha cercato di ricordare l’esperienza tragica del proprio genitore e del valore della sua testimonianza. Nonostante la commozione ha sottolineato l’importanza del lavoro che è stato compiuto grazie al regista Enzo Carone (presente all’incontro) e di altre poche persone, come impegno per non dimenticare l’atrocità che esseri umani hanno vissuto affinché l’inaudita follia che ha vestito i panni del nazismo e del totalitarismo declinata in tante forme e parole (shoah, olocausto, sterminio di massa, persecuzione, odio razziale, antisemitismo, male assoluto, soluzione finale della questione ebraica) rimanga viva soltanto nel ricordo.
Ma descrivere l’atrocità della follia nazista, della mostruosità a cui giunge l’essere umano quando rinuncia ai sentimenti umani e organizza scientificamente la distruzione del suo simile, non trova le parole idonee. “Ciò che mi accingo a scrivere – afferma Giuseppe Pugliese, protagonista del libro – è troppo enorme e terribile perché mente umana possa abbracciarlo per intero”. Ed ecco che prevale lo sgomento, lo shock, l’incredulità, l’orrore.
Voluto dal dirigente scolastico Tonino Ceravolo, la proiezione del docu-film “Mio padre nel lager” ha fatto vedere il volto orrendo della disumanità che si è appropriata di tanti esseri umani ma anche l’importanza della testimonianza, dei documenti filmati, della memoria di coloro che sono stati sopravvissuti e che hanno avuto la forza di testimoniare così come ha fatto Primo Levi e tanti che sono riusciti a scampare allo sterminio ma non all’orrore. Il male assoluto della storia si è insinuato nelle menti e nelle coscienze di chi ci è stato vicino, di tanti nostri padri che hanno portato dentro questo enorme peso, come ha sottolineato lo stesso Ceravolo. Grazie al lavoro e all’impegno sia del prof. Pugliese che del regista Enzo Carone, il fuoco della memoria è vivo e diventa patrimonio delle nuove generazioni, per trarre un insegnamento dell’esperienze passate, per quanto tragiche, contro il pericolo dell’indifferenza, che può causare altre immani sofferenze. Oltre alla testimonianza dell’autore del libro, il prof. Pugliese, si sottolinea l’intervento del regista Carone, che ha spiegato sia il lavoro di montaggio che quello di regia che ha dovuto compiere per dar vita al docu-film “Mio padre nel lager”. A presentare e coordinare l’incontro Nicola Rombolà (docente).