Per Sabrina Misseri ergastolo in vista

24 anni il prossimo 10 febbraio, la “dama” nera di Avetrana non è più la stessa. Per gli inquirenti ha sulla coscienza la morte della cugina. Aveva 15 anni, Sara. È stata uccisa ad Avetrana il 26 agosto del 2010, il suo cadavere è stato ripescato dal fondo di un pozzo 42 giorni dopo, nella notte fra il 6 e il 7 ottobre. “L’hanno sequestrata e ammazzata Sabrina e sua madre Cosima”, sostiene la Procura, “e poi hanno chiesto aiuto al capofamiglia Michele Misseri per disfarsi del corpo”. Movente: la gelosia per Ivano, ragazzo che Sabrina amava e del quale si era invaghita anche Sara.

Ora madre e figlia sono in carcere a Taranto, nella stessa cella. Giurano innocenza e accusano Michele che nel frattempo è stato scarcerato e scagionato dall’accusa iniziale di omicidio e che però ripete da mesi come un disco rotto la sua primissima versione (poi cambiata mille volte): “Sono stato io, ho fatto tutto da solo. Ho detto bugie ma per colpa degli altri. L’assassino sono io che sono libero, non loro che sono in prigione”. Da domani al suo avvocato, Armando Amendolito, toccherà difenderlo da se stesso più che dall’accusa di soppressone di cadavere. Scrive lettere, Michele. In questi ultimi giorni ne ha spedite due a sua moglie e una a sua figlia.

Sabrina Misseri è cosciente della pena. “Lo so che diranno cose orribili di me, e magari mi condanneranno all’ergastolo…” si è lasciata sfuggire nell’ultimo colloquio in carcere con il legale. “Ma io sono innocente e non ho intenzione di mollare”.

Fra accusa e difesa, se saranno ammessi tutti, sfileranno davanti alla Corte più o meno trecento testimoni. “Voglio guadarli negli occhi ad uno ad uno quando racconteranno bugie” promette Sabrina. “Voglio prendere nota di ogni dettaglio, voglio fare l’elenco di tutte le assurdità di questa storia”. In cella accanto a sua madre Cosima, “determinata almeno quanto lei a dimostrare la propria innocenza”, come dice il suo legale Franco De Jaco.

Il contadino di Avetrana, è la ricostruzione delle indagini, avrebbe chiesto una mano a Cosimo e a Carmine per spostare il masso che copriva quel pozzo e infilare il corpo della ragazzina nella bocca stretta di quella “tomba” segreta e piena d’acqua. Gli altri quattro imputati sono accusati di reati minori. Figure di secondo piano in un dramma che come nessun altro è stato sempre in primo, primissimo piano.