26 dicembre, la Chiesa ricorda san Zosimo Papa di Mesoraca

Il 26 dicembrela Cristianità fa memoria del suo primo Santo, quello Stefano protomartire lapidato dai persecutori ebrei e sotto gli occhi del Saulo al quale il giovane martire aveva dato il dono della conversione per farlo diventare quel grande Paolo.

In questo stesso giorno la Chiesa, e non solo quella calabrese, fa memoria del dies natalis di san Zosimo Papa.

Scrive P. Fiore nella sua Della Calabria Illustrata che: “Suo padre ebbe nome Abramo, da cui fu educato sì nelle lettere, sì nel timor di Dio, onde divenne molto vantaggiato nella virtù. Venuto all’età ed applicato alla vita clericale, servì al Signore con molta purità di affetti. Portato dal desio dei Luoghi Santi passò in Roma. Onde anche risolse  vivere disciolto da tutti gli impedimenti potea recargli la patria: conosciuta da Papa Innocenzo I la sua virtù e perciò molto affezionatogli, lo creò Cardinale, così che poi anche gli successe nella Cattedra.”

Zosimo era nato a Mesoraca, la greca Reazio, il grosso centro agricolo del Crotonese, salito al trono pontificio il 18 marzo del 417, appena una settimana dopo la morte del suo estimatore papa Innocenzo. Non fu certamente un Pontificato facile, quello del santo calabrese oriundo greco, visto che si era in un particolare momento di tensione causata dall’insistente eresia pelagiana, nonostante fosse stata condannata dal suo predecessore e non solo, ancora  era fresca (solo sette anni prima) la ferita inferta dal sacco di Roma da parte di Alarico. In quegli anni  a Papa Zosimo pervenivano le proteste dei settari Pelagio e Celestio, i quali portavano le loro ragioni dopo la scomunica pronunciata contro di loro dal sinodo romano del 410. Addirittura Celestio “più audace, si reca a Roma per giustificarsi personalmente davanti a Zosimo. Questi agisce con mitezza, ma senza assolverlo dalla scomunica; e lo rimanda dandogli tempo per rivedere la sua dottrina sulla Grazia e sulla Incarnazione. Tale gesto viene interpretato male e frainteso. Zosimo viene accusato di debolezza e di favoritismo verso gli eretici.” (B. Sodaro)

Certamente non poteva essere così ed anzi il suo atteggiamento e la sua forte avversione al pelagianesimo scatenò l’odio di tutti i vescovi africani nei confronti del nostro santo papa, poiché gli stessi religiosi volevano essere indipendenti in materia disciplinare. Ed anzi un nuovo contenzioso si fece avanti quando Zosimo decise che il vescovo di Arles avesse giurisdizione sugli altri vescovi della Provenza, i quali si opposero fino al pontificato di Leone I. E come se non bastasse, quanto fin qui accaduto, il nostro pontefice  ordinò che i figli illegittimi non potevano diventare sacerdoti. Insomma, non era davvero poco per i dissenzienti.

È evidente che il papa mesorachese che non si è lasciato invischiare da altra parte del clero che intendeva seguire gli eretici, i seguaci del pelagianesimo. Infatti con l’enciclica “Tractoria”, Zosimo non solo ha difeso se stesso, il suo fare e la Santa Sede, quanto ha confermato all’eresia pelagiana la precedente scomunica inferta da Innocenzo I.

E non fu solo Pelagio a dar fastidio al nostro santo papa ma anche altri vescovi ribelli come i tedeschi e i gallicani e comunque Zosomo censurò tutti.

Quali sono le altre opere pervenute fino a noi? La benedizione del Cero pasquale, fino ad allora riservata soltanto alle basiliche e alle cattedrali, fu estesa a tutte le chiese parrocchiali; proibì ai sacerdoti la frequentazione di osterie e locali pubblici che potessero in qualche modo essere infamanti o procurare maldicenze; vietò ai malfattori, ai delinquenti e agli omicidi di accostarsi agli ordini sacri e ai sacramenti.

Non fu davvero facile e neanche lungo il pontificato del Santo calabrese, poco più di un anno trascorso tra tormenti e mortificazioni. È morto nel 418 il 26 dicembre “universalmente invocato santo, perché riconosciuto  saggio nell’operare, modesto nel procedere e giusto nel decretare.” (Sodaro).

Le sue spoglie mortali furono tumulate nella basilica romana di san Lorenzo e santo Stefano fuori le mura. Ancora oggi Mesoraca lo ricorda nella preghiera e nella venerazione anche perché nell’antica chiesa del Ritiro è conservata una particola delle ossa del Santo donata, nel 1762, alla comunità mesorachese, con Bolla dell’arcivescovo di Adrianopoli, Giovanni Lercario.

E molti concittadini del santo papa continuano a portare il suo nome.

Negli ultimi tempi si registra un fermento di popolo e l’Associazione mesorachese “Amici del Ritiro” col suo presidente, il musicista e compositore Stefano Cropanese, si sta adoperando da qualche tempo perché Zosimo sia proclamato Patrono di Mesoraca assieme all’attuale san Nicola di Mira.

Orbene lo stesso Cropanese, nell’attesa trepidante della proclamazione di Zosimo patrono della cittadina che custodisce, tra le altre monumentalità, anche il seicentesco Ecce Homo di Frà Umile da Petralia, ha voluto musicare e scrivere, elaborando un vecchio componimento di Anonimo, la Laude a Papa San Zosimo I,  riportata dal  il Crotonese nel n° 17 del febbraio 2010 e che qui mi piace trascrivere.

Laude a Papa San Zosimo I

Papa San Zosimo, da Castel Reazio,

giace accanto a Lorenzo e a Stefano,

perché offrissero all’uomo insigne

l’uno l’alloro, l’altro la corona.

Combattè implacabile Pelagio,

suscitator di marosi e di tempeste.

Dire che la nave di Pietro

Traballò è ben poco.

Sembrò che Cariddi novella

Fosse da Pelagio travolta.

Zosimo apostrofa Scilla,

pose nel mare i suoi piedi.

Condannò inflessibile Celestio,

del quale nulla fu nefasto;

parve come giganti

contro la divinità.

Governò la Chiesa di Cristo,

ardente di vera carità.

Uomo santo, giusto e benefico,

passò alla gloria.