Contro la macelleria sociale del governo Monti

A venti anni esatti dalla propria nascita Rifondazione Comunista ha celebrato il suo ottavo congresso nazionale a Napoli, città scelta non a caso. Nel capoluogo campano il Prc governa insieme a De Magistris e può contare su un vicesindaco di peso, Tommaso Sodano. La riscossa dei comunisti, fuori dal Parlamento dopo il disastro della Sinistra Arcobaleno del 2008, riparte proprio da sotto il Vesuvio. Il “laboratorio Napoli” come parametro per capire i margini di manovra di una sinistra di alternativa capace di cambiare il Paese, governando.

Il documento sottoscritto da Paolo Ferrero è stato votato da oltre l’80 per cento dei 500 delegati, in rappresentanza dei 40 mila iscritti. Cinquantunenne ex operaio della Fiat, cresciuto in Democrazia Proletaria e di fede valdese, già ministro alla Solidarietà sociale del secondo governo Prodi, Ferrero vinse a sorpresa il congresso del Prc nel 2008 contro il favorito Nichi Vendola. Che poi uscì dal partito fondando Sinistra e Libertà. A Napoli il governatore pugliese non si è presentato, ma è stato evocato più volte: l’obiettivo del Prc è quello di creare un fronte comune con Sel. “Vendola non pensi alle primarie ma a un’opposizione  di sinistra che manca in questo Paese perché le elezioni sono lontane”, ha detto Ferrero.

Ospiti della tre giorni, diverse delegazioni straniere: gli spagnoli di Izquierda Unida, i tedeschi della Linke, i comunisti francesi del Pcf, quelli cubani, palestinesi, brasiliani e giapponesi. Ma anche gli Occupy Wall Street. Poi Luigi Zanda del Pd, Di Pietro per l’Idv, Diliberto del Pdci e una delegazione di Sel.

Applauditissimo l’ex magistrato che ha parlato ieri:  “Mi sento culturalmente a casa – ha detto – perché vengo da una tradizione comunista che mi ha formato sin da ragazzo. Le cose che ci diciamo nei comizi, nelle discussioni pubbliche, poi possono diventare metodo di governo, come accaduto con la trasformazione della società per azioni dell’acqua a Napoli in Acqua Bene Comune”. Il sindaco di Napoli ha quindi rilanciato l’alleanza anche per il futuro dicendosi convinto “che insieme faremo una strada lunga che un domani ci condurrà a portare i beni comuni al governo del paese”.

“Stiamo insieme, perché se ci dividiamo questi ci prendono uno alla volta e ci eliminano tutti. Spero che si ritorni presto – ha detto invece Di Pietro – ad un vero sistema bipolare in cui si possa ricreare la collaborazione con Rifondazione con cui spesso siamo stati in accordo su temi come la legalità, altre volte no come sulle infrastrutture”.

“Tirare un muro tra noi e il Pd perché ha sostenuto il governo Monti e per dimostrare che loro sono dall’altra parte della barricata servirebbe a Veltroni, non a noi” ha detto il segretario del Prc. E quindi nel 2013 Rifondazione sarà alleata con il centrosinistra? Troppo presto per sbilanciarsi, “ma dire che non succederà mai è altrettanto sbagliato”, ha aggiunto Ferrero.

Il nodo vero da sciogliere per Rifondazione (che insieme al Pdci e il Partito del Lavoro forma la Federazione della Sinistra) è il rapporto con Sel. Sui temi specifici le posizioni dei due partiti sono spesso vicine, ma le strategie sono lontanissime: il governatore pugliese privilegia l’alleanza e l’azione di condizionamento sul Pd piuttosto che l’unità della sinistra radicale. Di sicuro la sua assenza al congresso non è un buon segnale. Influiscono certamente le frizioni tra i due gruppi dirigenti, dopo la ferita mai rimarginata della scissione del 2008. Sondaggi alla mano Fds e Sel insieme valgono più o meno il 10%. Quanto il Terzo Polo.