Il prete antimafia di Lamezia Terme don Panizza rimane senza fondi

In questi giorni, infatti, è arrivata la notizia che l’Asp di Catanzaro ha deciso di interrompere fino alla fine di dicembre le terapie che, ormai da diversi anni, si praticano nel centro a favore di persone disabili, sia minori che adulti. La decisione dell’azienda ha scatenato le proteste delle famiglie dei tanti utenti della struttura, degli operatori della Comunità Progetto Sud guidata da don Giacomo Panizza, della Fish Calabria di cui è presidente Nunzia Coppedè. “L’Asp di Catanzaro – spiega lo stesso don Panizza – stabilisce di tagliare un congruo numero di terapie ai disabili che frequentano la Comunità Progetto Sud, tramite un contratto firmato il 3 agosto 2011 e che pretende di far valere non da quel giorno ma da otto mesi prima, dal primo dell’anno”.

Il sacerdote aggiunge: “Il direttore generale dell’Asp, Gerardo Mancuso, si spiega inviandomi una missiva in cui scrive testualmente che alle persone con disabilità oltre i 18 anni, a cui toglie comunque la terapia, ci penserà in via diretta l’azienda con i propri servizi, eventualmente per il tramite del servizio di assistenza domiciliare, ove possibile”. Don Giacomo insiste e dice che sia la comunità che i familiari degli utenti del centro vogliono “smascherare il castello di fandonie di chi sconsideratamente arreca danno a persone già indebolite a causa di malattie e disabilità”. Ci si chiede, infatti, ” come mai nel territorio lametino c’è una lista d’attesa di persone con disabilità, anche gravissime, che non ricevono terapie? E come mai – incalza don Panizza – abbiamo una lista d’attesa di 110 persone anche alla Comunità Progetto Sud, che non possiamo risolvere? Perché non è stata fatta terapia a chi ne aveva già bisogno e già diritto? Sono disabili di serie B? Il direttore generarle taglierà le prestazioni a chi sta buono e calmo, pur avendone bisogno? I ‘nostri’ – conclude il presidente della Progetto Sud – non parteciperanno a questa ingiustizia”. Nunzia Coppedè, presidente calabrese della Fish dichiara: “Come persona disabile, con questa vicenda, mi sento violentata nei miei diritti. Questo taglio drastico non tiene conto delle linee guida della riabilitazione che richiedono la messa in atto di un vero e proprio progetto di vita, non soltanto l’effettuazione pratica e meccanica della terapia”.

Coppedè fa notare: “Quando il direttore dell’Asp, nella sua missiva, usa l’espressione ‘ove possibile’, fa chiaramente intendere che non tutte le persone con disabilità potranno essere raggiunte nelle loro abitazioni dagli operatori dell’azienda, al fine di usufruire della terapia necessaria. Inoltre – evidenzia ancora la presidente della Fish – l’Asp non si rende conto che ci sono disabilità gravissime per cui la cura riabilitativa è fondamentale. Se questa viene interrotta, si può anche rischiare la vita”. L’azienda sanitaria nella sua nota ufficiale inviata ai responsabili del Centro, ha fatto anche sapere che effettuerà degli accertamenti ulteriori per verificare le condizioni delle persone disabili che usufruiscono della riabilitazione. Decisione che lascia molto perplessa e amareggiata Nunzia Coppedè, la quale dichiara: “Vogliono fare altri accertamenti? Ma hanno ‘montagne’ di documenti e certificazioni che attestano la disabilità delle persone che frequentano il Centro della Progetto Sud. Ciò vuol dire che i documenti non li hanno nemmeno letti!” La vicenda ha generato lo sconforto e l’indignazione dei parenti dei disabili che fanno terapia al Centro, un gruppo compatto deciso a difendere i diritti dei propri familiari che, nella struttura della Progetto Sud, non hanno trovato solo dei bravi operatori sanitari, ma hanno intrapreso un’importante esperienza di relazione sociale. “Se non potremo più fare la terapia qui al Centro – rimarcano i familiari – saremo condannati a rimanere in casa. La disabilità ritornerà ad essere una sorta di ‘vergogna’ privata, di pregiudizio sociale. Uno stereotipo contro cui abbiamo combattuto per anni e che ora ci costringerebbe a fare un grande passo indietro sul piano della salute e dei rapporti umani”.