Agricoltura e turismo alleate per la difesa del territorio rurale

La Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali (FODAF) della Lombardia plaude alla recente nascita del Forum nazionale per la tutela del paesaggio, costituito ufficialmente lo scorso mese di ottobre a partire da un’idea di Slow Food. “Il problema della tutela del paesaggio e del territorio rurale – afferma Giorgio Buizza, presidente di FODAF  – è particolarmente sentito dai professionisti che operano al servizio del mondo agricolo e forestale. Uno dei temi che oggigiorno rivestono un carattere di massima urgenza è senza dubbio quello del consumo del suolo. I dati a disposizione indicano che in Lombardia si consumano più di 4.000 ettari di terreno agricolo all’anno, mentre a livello nazionale la cifra complessiva si attesta ben oltre i 50.000 ettari. Si tratta peraltro di un processo che, purtroppo, non pare arrestarsi”.

Tra le prime iniziative del Forum vi è quella di promuovere un censimento nazionale degli immobili inutilizzati, finalizzato a sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica circa la necessità di un recupero del patrimonio immobiliare esistente, senza intaccare ulteriormente le aree rurali con nuove opere edificatorie. “Si tratta sicuramente di un’iniziativa lodevole – commenta Buizza – che andrebbe accompagnata con una forte sottolineatura del ruolo della selvicoltura e dell’agricoltura: quest’ultima, infatti, insieme ad un moderno turismo sostenibile rappresenta l’attività principe per il presidio del territorio”.

Da Fodaf giunge infine un suggerimento operativo per rafforzare nell’immediato il livello di vigilanza sul consumo di terreni agricoli. “I Comuni includano sistematicamente nei gruppi di progettazione dei Piani di governo del territorio (Pgt) – propone Buizza – almeno un professionista agronomo o forestale: nei processi di pianificazione del territorio si potranno così superare alcuni vecchi schemi concettuali, spesso ancora applicati, i quali concentrano l’attenzione sulla parte di territorio già urbanizzata e sulle aree di nuova espansione che diviene possibile solo sottraendo ulteriore territorio agricolo, trascurando di programmare lo sviluppo del territorio rurale e di quello montano-forestale”.