Nuovi autori in scena a New York nel mese della cultura italiana

Un ottobre particolarmente denso di eventi, quest’anno a New York, nel mese che per tradizione, dal 1976, è dedicato alla cultura italiana, con il riconoscimento delle massime istituzioni americane a rilevare il ragguardevole contributo italiano alla vita intellettuale degli States. Uno speciale tributo, dunque, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Scelta davvero opportuna quella del Comitato per l’Italian Heritage and Culture Month, presieduto da Joseph Sciame e composto da insigni personalità della nostra cultura nella Big Apple. Centinaia gli appuntamenti di rilievo che vanno dalla riflessione storica alle mostre d’arte, dalla musica alla letteratura, dai convegni sull’emigrazione verso gli States alle rassegne cinematografiche, dai focus sulle nostre eccellenze e alle vetrine sull’italian style, con un posto di riguardo per il teatro, nella città dove il palcoscenico è elevato a simbolo stesso della Grande Mela che, a Broadway, conta centinaia di veri e propri templi della drammaturgia e del musical. Tra gli eventi teatrali risalta la rassegna sui nuovi autori italiani promossa, finanziata e organizzata da Mario Fratti, il drammaturgo abruzzese che dal 1963 vive a New York dove è autorità indiscussa del teatro americano e mondiale. La rassegna, come ormai da alcuni anni, propone il nuovo teatro italiano che trova difficoltà d’esprimersi nei teatri del Belpaese. E’ un cruccio del grande drammaturgo che non si fa ragione della miopia tutta italiana di trascurare i nostri autori, sovente di grande valore, per rappresentare opere di stranieri. Una tendenza che fa torto alla nostra drammaturgia, per un esotismo culturale incomprensibile e pernicioso per la nostra cultura teatrale, a fronte delle politiche degli altri Paesi che impongono la messa in scena di quote definite del teatro nazionale, com’è il caso degli Stati Uniti d’America.

Ma veniamo alla rassegna “Italian Theatre in New York”, off Broadway, che ha dato l’incipit teatrale al Mese della Cultura. Le opere sono state rappresentate nelle sale del Theatre for the New City a Manhattan, al 151 della First Avenue, sulla 10^ Strada. Questi, in stretto ordine alfabetico, gli autori andati in scena: Annamaria Barbato Ricci, Alberto Bassetti, Enrico Bernard, Cinzia Berti, Maricla Boggio, Giovanna Chiarilli, Aldo Formosa, Renato Giordano, Marcello Lazzerini, Pierpaolo Palladino e Maria Vittoria Solomita. Lungo sarebbe darne compiutamente conto, ristretti sono gli spazi editoriali. Giova tuttavia riportare, in pillole, qualche lacerto delle opere in scena e il fulminante giudizio critico dello stesso Mario Fratti. Alla grandezza dell’autore teatrale egli infatti associa la valentia del critico attento alle novità, come raccontano i suoi saggi critici  puntualmente presenti sul magazine domenicale del quotidiano America Oggi, dove dà conto di quanto si rappresenta nei teatri di Broadway.  Ecco le annotazioni sulle opere. Di Maria Vittoria Solomita il dramma “Precari dentro, instabili a progetto”. Precari, giovani che discutono di disoccupazione e d’incertezza finanziaria e politica … Poche speranze e tuttavia decidono di non arrendersi … Le cose cambieranno e ci sarà più giustizia in futuro. E’ una devastante accusa contro la società italiana che sfrutta e non aiuta i giovani. Uno dei più profondi drammi del nostro tempo, anche se l’opera non si rifugia nel nichilismo, ma si apre all’impegno civile per il cambiamento. Ben diretto da Carlo Giuliano, con le magnifiche Laura Caparrotti e Lucia Grillo.

Una vera rivelazione Giovanna Chiarilli, giornalista e autrice per la Rai, di recente approdata alla scrittura teatrale. Sua l’opera “Il miracolo”. Due donne mature rivivono con poesia i loro amori, mentre si scambiano gli appartamenti. Mary Ann ha acquistato l’appartamento di Gabriella … Si sentono amiche, si confidano … Gabriella è stata aiutata la sera precedente dall’ex marito … Hanno riscoperto l’amore e il sesso in quella casa. Convincenti le prove delle brave attrici Gabriella Mazza e Mary Ann Principe. La Principe, sempre presente nei festival del teatro italiano, è anche interprete delle opere “Il segreto della vita” di Alberto Bassetti e “L’attrice” di Aldo Formosa, recitate con l’attore e regista Stefano Meglio. La commedia di Aldo Bassetti è una “prima notte” insolita. La moglie è molto ingenua, nella prima notte non capisce che suo marito ha strane tendenze sessuali … Le accetta … La seconda opera, scritta da Aldo Formosa, rappresenta l’angoscia di un’attrice che si sente al tramonto. Matura d’età, s’addormenta in camerino e si risveglia nel bel mezzo della notte … Viene sorpresa che dorme in teatro dal suggeritore … Si confessano, si stimano, si aiutano. Usciranno per riscoprire la vita al di fuori del teatro … Timori e dubbi spariscono. Presente anche quest’anno in rassegna Maricla Boggio, con la sua consueta perfezione nel dialogo, nell’opera “La Sentenza e Spax”. E’ il dramma d’una mussulmana che viene condannata per un fallito tentativo d’attentato in ribellione all’invasore. Un’araba aveva accettato d’immolarsi per combattere gli invasori della sua terra … Vede un gruppo di bambini … Non ha il coraggio di farsi esplodere … Viene condannata lo stesso, dagli amici che si sentono traditi e dai nemici che vogliono punire chi si ribella. Molto applauditi “La stazione” di Cinzia Berti e  “Impresa di Famiglia” di Pierpaolo Palladino. “La stazione”. In stazione l’incontro insolito d’una donna con il marito che credeva morto … Inizialmente non lo riconosce perché si è dovuta fare una plastica chirurgica … E’ una spia, un agente segreto … Dopo la sorpresa, lo accetta e fuggono insieme, lei abbandonando un amante che aveva rimpiazzato il marito creduto morto … Il ritorno all’amore vero. “Impresa di famiglia” è un’intricata matassa di corruzione e imbrogli per evitare il fallimento dell’impresa commerciale di famiglia.

E’ ora il turno di “Eclissi”, della giornalista e drammaturga Annamaria Barbato Ricci. Linguaggio ricchissimo … Una donna è stata usata e tradita da un uomo che lei amava e che sempre ha aiutato … Commovente l’esplosione di rabbia. Theresa Gambacorta, appassionata e meravigliosa, ha commosso e sbalordito il pubblico con il feroce attacco all’amante traditore. Eccellente Annamaria Barbato Ricci, nella scrittura e nella narrazione scenica. In repertorio anche la commedia di Renato Giordano “Il primo bacio”, una rappresentazione che ha coinvolto il pubblico, dove attrice e spettatori raccontano l’esperienza del primo bacio. Un’idea molto originale. L’altra commedia in scena è “Don’t walk” di Enrico Bernard. Un immigrato lotta e litiga con un semaforo che gli impedisce la libertà … Modernissima avanguardia … Si ride molto. La rassegna si conclude con “Ciao Marcello”, del giornalista fiorentino Marcello Lazzerini. L’opera è un omaggio a Marcello Mastroianni e a sua moglie Flora. Con Claudia Godi, che ha diretto l’opera e recitato, la brava Laura Lamberti, il convincente Massimiliano Balduzzi nei panni di Mastroianni, Giacomo Rocchini e Frank Marzullo. Il testo teatrale di Marcello Lazzerini trae spunto dal volume “Mastroianni e gli allegri ragazzi di Castiglioncello”. E’ la storia del più famoso e amato attore italiano vista da un’angolazione inconsueta: quella del “garage” dei fratelli Ciucchi, trasformato, un po’ per gioco un po’ per comodità, nel “Circolo delle quattro gomme lisce”. Due o tre sedie, per terra un rudimentale posacenere, alla parete un tabellone con le foto-tessera di brutti ceffi, cioè i soci del circolo, ove ogni domenica mattina si svolge il rito, quasi una messa laica, del buffet a base di caffè, bomboloni, vino e panini offerti gratuitamente ad amici e passanti.

Qui, Marcello e gli amici si ritrovavano fuori dal clamore dei villeggianti o dei set cinematografici, per due chiacchiere, qualche sigaretta, una partitella a carte e molte, molte risate e aneddoti su vite così diverse – l’attore ed il garagista, il sindaco e il calciatore, il collezionista d’arte e il fisioterapista – vissute con l’autoironia e la consapevolezza d’essere vicini alla fine della corsa, con le gomme consumate. Lisce, appunto. Silvia è una giovane giornalista alla ricerca del “covo” creato da Paolo Panelli e Marcello Mastroianni, amici da sempre. L’inizio è tutt’altro che incoraggiante per gli scatti di gelosia di Flora, unica moglie del grande Latin Lover. Poi, facilitata dagli amici del singolare “circolo”, ne ottiene la simpatia e la fiducia, primo gradino per arrivare al “divo”, sempre in viaggio, sempre al telefono. La fortuna l’assiste e, quando ormai sembrava arrendersi, ecco che appare Marcello. Stanco, ma disponibile ad aprirsi alla timida ed intraprendente giornalista alla caccia di uno scoop. Attraverso le testimonianze di Marcello, Flora e degli amici, Silvia apre una finestra sul mondo pubblico e privato dell’attore, incontrando Fellini, le donne e i registi di Marcello,  la sua amata famiglia, nonché una certa idea del cinema, del teatro, della vita. Di Fellini viene a sapere d’un progetto mai realizzato, dal titolo quasi profetico: “La Mala Vita”. E scopre soprattutto il Marcello antidivo, con la sua grandezza ed il suo disincanto verso un lavoro che ha amato fino alla fine, assecondato da Flora, donna di grande intelligenza e fascino. Ma proprio al momento di accomiatarsi, Silvia riceve una triste e dolorosa confidenza di Flora, un segreto di cui non potrà, né vorrà riferire, che getta un’ombra di tristezza su una straordinaria, gaia e irripetibile – dal lato umano e professionale – domenica d’agosto del 1995.

C’è infine da segnalare la trasposizione cinematografica dell’opera teatrale “Holy Money” di Enrico Bernard, messa in scena nella rassegna dell’anno scorso. Bernard l’ha trasposta nel film in lingua inglese “The last Capitalist”, che egli stesso ha diretto, in una coproduzione Italia, Svizzera e Usa (New World Film – Entertainmentart – Kast). Interpretata da Martin Kuhner, Andre Vanmarteen e Ava Mihalievjc, attice anche nella versione teatrale, ha le musiche originali di Aldo Iacobelli, prodotte da Protosound Poliproject di Chieti. Il film è stato presentato in sala a New York il 14 ottobre, con ottimi riscontri di pubblico e di critica, mentre la prima mondiale si è tenuta l’11 ottobre a Toronto presso l’Innis Town Hall, ospite dell’Istituto Italiano di Cultura della metropoli canadese. Il film narra d’un anziano e smemorato plurimiliardario americano, ritiratosi in un casale nei dintorni di Siena. Riceve la visita d’una ragazza che si presenta come una giovane broker di Wall Street. Il magnate comincia il gioco della seduzione con l’avvenente e apparentemente ingenua visitatrice. Le cose però non stanno proprio come sembrano e la donna svela il vero motivo della sua visita: mettere sotto processo il tycoon della finanza mondiale. Il film, con toni da commedia americana e con un finale divertente e ricco di significati, affronta il tema serio dell’exit strategy da un sistema economico che produce crisi e disastri mentali, come la memoria (e la coscienza) del magnate che va a sprazzi. Segno che il capitalismo ha smarrito o dimenticato la sua funzione politico-democratica? Il film offre molti spunti per un intenso e attualissimo dibattito.

Enrico Bernard (Roma, 1955), dopo la laurea in Filosofia, intraprende un percorso artistico complesso ed eccentrico, scandito da ruoli ed abilità molteplici e complementari. È infatti drammaturgo, giornalista, saggista, traduttore, editore, regista cinematografico. Ha ideato e curato “Autori e drammaturgie”, prima enciclopedia del Teatro italiano contemporaneo. Ha composto 22 opere teatrali, di cui 12 rappresentate e 4 (Un mostro di nome Lila, Loreley & Nyx, Prigioniero della Sua Proprietà, La voragine) tradotte e rappresentate in inglese, francese e tedesco. Nel 1992 ha fondato il “Teatro S-naturalista”, ispirato ad una visione drammaturgica entusiasticamente accolta e condivisa da Dario Fo. Ha tradotto in italiano opere di Johann Ludwig Tieck e Adalbert von Chamisso. È stato più volte invitato negli Stati Uniti e in Canada per conferenze e seminari presso le Università di Middlebury, Toronto, Mississauga, Kingston e Weston Salem. “The last capitalist” è la sua ultima produzione cinematografica, tratta dalla sua opera teatrale “Holy money”, rappresentata già con successo a Roma e a New York. Il film è stato girato da attori americani nello splendido scenario della Toscana.