L’Udc detta le condizioni al Pd per l’alleanza

Terzo Polo stampella del Pd? Ne è convinto il partito democratico che fa riferimento all’area cattolica e progressista dalemiana. Un’alleanza tra progressisti e moderati in vista di un voto anticipato nel 2012 divide sia all’interno del Pd, un po meno nell’Udc. Ai piani alti di Via Due Macelli, sede dell’Udc l’accordo è visto come quasi fatto ma per Pier Ferdinando Casini serve “cautela”. I dubbi di Casini sono legati ai “referendari” (Parisi, Vendola e Di Pietro) che vogliono primarie di coalizione “entro l’autunno” per scegliere alleanza, candidato premier e programma. E i centristi, si sa, sono contrari. Con Vendola, poi, i rapporti si sono fatti tesi dopo che il leader di Sel ha accusato l’Udc di essere entrata “con qualche capriola” nella giunta del Piemonte. L’Udc può andare al voto da sola, lo ha detto Casini e lo ripete Rocco Buttiglione: “Le alleanze che non si possono fare adesso si potrebbero fare in Parlamento, se al Senato nessuno schieramento dovesse avere la maggioranza”. Minacce velate che non trovano riscontro nella realtà dello scenario politico dove l’Udc è utile ma non indispensabile perché, come è possibile notare anche dal nostro sondaggio in corso, “attira” intorno al 10% degli elettori mentre il PdL continua a reggere nonostante gli “scandali” personali di Berlusconi. E poi c’è un Gianfranco Fini di troppo che è scettico nei confronti di un’alleanza con il centrosinistra, anche se il finiano Fabio Granata pensa che una coalizione con il Pd sia “l’unica formula per arrivare a un governo che cambi realmente le regole”.