In Calabria partito democratico da rifondare

“È giunta l’ora di superare la fase commissariale del Pd calabrese e dar finalmente vita, in tutte le sue forme democratiche, a un partito che in Calabria non è mai nato”. Parole forti, incisive pronunciate dai “rottamatori” calabrese che, in una dichiarazione a La Prima Pagina, mettono a nudo tute le criticità di un partito che, in Calabria, è passato nello spazio di un anno da forza di governo a forza d’opposizione. E’ successo sia alla Regione che in molte città importanti e province, da Reggio Calabria a Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia. Prossima Italia rivendica l’idea di Pd alleato di SeL ed Italia dei Valori, “cuore pulsante di uno schieramento che aggreghi tutte le migliori espressioni democratiche, riformiste, cattoliche e progressiste calabresi”. Per il coordinamento regionale del movimento che fa capo a Pippo Civati, si tratta di programmare una nuova stagione politica che porti allo “svecchiamento” della classe dirigente e ponga fine agli incarichi doppi e tripli. “Serve un partito in grado di garantire un ricambio generazionale che non produca, come spesso avviene, conflitto, ma sprigioni, invece, entusiasmo e nuove energie. Il Partito democratico calabrese deve divenire un’organizzazione dinamica e moderna che sappia utilizzare al meglio la rete e le nuove tecnologie. Un partito inclusivo che proponga un patto generazionale fondato sulla solidarietà, che sia radicato sul territorio e sappia adeguatamente ascoltare, per poi coinvolgere nelle proprie iniziative di buon governo chiunque voglia partecipare a questo progetto di rinascita.  Vogliamo un  partito che sappia valorizzare al meglio le peculiarità di questa regione, che possiede uno straordinario patrimonio di risorse ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali; un partito che esprima una inequivocabile idea di sviluppo ecosostenibile che faccia leva sul turismo e sui settori ad esso collegati, come quello delle eccellenze agroalimentari, potenziando a tal fine la rete infrastrutturale ed i trasporti, con particolare attenzione al porto di Gioia Tauro, imperdibile bacino occupazionale che deve tornare ad essere competitivo nel Mediterraneo per contribuire alla crescita dell’intera regione”.