Appello all’unità per fronteggiare la crisi economica

“Oggi più che mai il mondo del lavoro e quello della finanza dovrebbero essere uniti contro la crisi, come dovrebbe esserlo il nord e il sud, ma….I ricchi continuano a pensare che possono fare a meno degli altri perché con i soldi si può avere tutto. Gli imprenditori, dimentichi da dove sono partiti, si preoccupano più di essere nei primi posti della graduatoria dei ricchi che di investire; cercano di sfruttare e ricattare quanto più possibile i propri dipendenti per ottenere da loro sempre di più. I lavoratori confondono i diritti acquisiti, attraverso dure lotte dei propri antenati, con i diritti costituzionali intoccabili. I sindacati, ormai funzionari e burocrati, non conoscono più le ragioni per cui sono stati fondati dai padri delle lotte per il salario minimo, la dignità nel lavoro e la libertà, atteggiandosi a grandi economisti e giuristi con l’ardire di essere tra i salvatori della patria attraverso la concertazione da cui, guarda caso, derivano sempre più sacrifici per i più deboli e i più sfortunati. Gli stessi invece di contrastare le politiche recessive e vessatorie, continuano a richiamare al senso di responsabilità i lavoratori da loro rappresentati e che da anni garantiscono, con un sostanziale contributo economico circa l’1% dello stipendio annuale, laute indennità alla classe dirigente. La politica presa dagli interessi, dalle beghe personali e dal mantenimento dei privilegi, non si accorge che giorno dopo giorno sta distruggendo quanto costruito a fatica dopo l’ultima guerra e quello che è più grave inculca nel popolo, la rassegnazione e l’assuefazione all’ineluttabile declino dei valori della democrazia e dei principi universali quali l’eguaglianza, la libertà, la giustizia e la solidarietà. A torto, a nostro parere, ormai gran parte dei cittadini giustifica la propria assenza alla vita civica attiva con l’espressione “Tanto chiunque amministra per noi non cambia nulla e si va sempre peggio”. Come è triste questa frase: per una nazione, che racchiude nelle sue viscere tanta storia esaltante e che per secoli è stata culla della civiltà del mondo conosciuto, anche se giovane e territorialmente variegata; per un paese che ha dato i lustri a uomini importanti dalla Calabria alla Valle D’Aosta, tra cui grandi statisti, imprenditori e sindacalisti che si sono impegnati e sacrificati per l’unità e l’uguaglianza di tutti gli italiani. Oggi il tanto inflazionato “volemosi bene” consiste nell’auto referenzialità della politica, della magistratura, del sindacato, degli enti, delle associazioni, dei media e di tutti gli organi di governo e di controllo uniti nella filosofia che meno il cittadino comune sa e meglio sta. Tutti i poteri dello stato, dopo la così detta prima repubblica, fanno a gara a nascondere la verità, a negare l’evidenza, a vietare la trasparenza degli atti amministrativi, sempre pronti a gridare allo scandalo, alla mancanza della libertà individuale e alla violazione della privacy personale. La tutela della riservatezza logicamente vale per pochi e diventa censura quando qualcuno, non asservito al sistema, scopre gli imbrogli e le frodi perpetrate da coloro a cui abbiamo dato in coscienza la nostra fiducia delegandogli democraticamente i nostri interessi, politici, sindacali ed economici. Costoro, posizionatesi ormai nei gangli del potere, per mantenere i propri privilegi, che non vogliono lasciare, non hanno più bisogno di nessuno se non dei “compagni di merenda” della casta a cui appartengono. Le lobbies economiche e finanziarie, in cambio di favori, fanno il resto. CaISLl, ritiene che con la caduta dei valori morali e deontologici, del rigore politico-economico, non è più possibile delegare ad altri, a tempo indefinito, i propri interessi senza una costante vigilanza e verifica degli atti.  Per esempio, quest’estate nella nostra Calabria ci siamo trovati su tutti i litorali senza servizi comunali, quali: la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la corretta depurazione, la sorveglianza del territorio da parte delle polizie municipali e chi più ne ha più ne metta in merito ai servizi che dovrebbero essere garantiti ai cittadini in regola con il pagamento delle tasse. Davanti alla lamentela dei cittadini e dei turisti, anche sui media,  le risposte quali sono state? Gli amministratori dichiarano che la responsabilità dei disagi è tutta delle ditte appaltatrici dei servizi. Le ditte appaltatrice, replicano che la colpa è delle amministrazioni che non onorano i contratti e dei lavoratori non sempre efficienti che sono stati obbligati ad assumere per indicazione delle amministrazioni. I lavoratori, da parte loro, lavorano contro voglia perchè non percepiscono lo stipendio da mesi, e nonostante tutto sono obbligati dai prefetti a prestare il servizio comunque. I sindacati, chiamati in campo dai propri iscritti, non esprimono nessuna azione efficace atta a risolvere la vertenza aperta da anni, condizionati dal fatto che moralmente non si può chiedere ad un’impresa di pagare se gli enti tenuti ad erogare i servizi, tra cui l’Ato e la Provincia non pagano? Quest’ultimi durante le riunioni e attraverso la stampa richiamano alle proprie responsabilità le amministrazioni comunali che candidamente dichiarano di non avere soldi per pagare le ditte perché lo stato non invia quanto dovuto. Come si nota lo scarica barile non finisce mai perché in tutta questa catena nessuna parte ha istituzionalmente il potere di decidere e chiudere il cerchio. Per questo marasma, come nel sud così nel nord, chi paga è solamente il cittadino onesto che versa le tasse e i lavoratori che ricattati dai rappresentanti dello stato devono prestare obbligatoriamente la propria opera, in attesa di poter avere il dovuto. Chi non paga mai, invece, sono i funzionari dell’amministrazione pubblica, i politici, le ditte appaltatrici e i sindacalisti. CaISLl, ritiene indispensabile una rinascita culturale che rimetta al centro la dignità e i diritti dell’uomo con il rispetto delle sue necessità primarie nell’azione politico-sociale. Per fare ciò è necessario ridurre al minimo la burocrazia attuale, introdurre poche norme civili chiare a tutti e dall’applicazione certa. Pretendere che la regola della competenza, dell’efficienza e della produttività, da sempre valida nel privato, venga applicata anche al mondo della politica, delle amministrazioni pubbliche, delle organizzazioni sociali con l’introduzione della responsabilità soggettiva a tutti i livelli.  Secondo noi, chi commette degli errori per interesse personale, per incompetenza e superficialità, agendo in nome e per conto della comunità civile o per funzione assegnata, va immediatamente sollevato dal proprio posto e successivamente perseguito sia civilmente che penalmente. Solo così si potrà avere un nuovo rinascimento dove ci saranno ancora sì i ceti sociali, ma gli stessi saranno uniti da una cultura solidale concreta e non solo proclamata con il vincolo del rispetto reciproco regolato anche dallo stato sovrano.   Per quanto espresso, CaISLl, ritiene l’attuale finanziaria l’ennesimo sopruso nei confronti delle classi più deboli e il trionfo dell’ipocrisia politico-sociale, con gravi danni ai giovani e alle aree geografiche non sufficientemente sviluppate e povere. La democrazia così ingessata non servirà più neanche ai ricchi, perché lo scontro sociale si acuirà sempre di più fino a costringere i meno fortunati a pretendere quanto necessario, dimentichi delle buone maniere e alla stregua della classe dirigente che vive quotidianamente con la massima machiavelliana che “il fine giustifica i mezzi”. Svegliamoci tutti e partecipiamo al riscatto dell’Italia attraverso una rivolta culturale cercando di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi, ascoltando il cuore e non gli interessi egoistici. Anche i ragazzi sanno che in una nazione povera saremo tutti più poveri e tutti meridionali in un’Europa sempre più distante. Riconquistiamo tutti insieme la democrazia e la libertà diventando attori e non comparse nel film del nostro futuro”. E’ quanto si legge integralmente in una nota pervenuta in redazione a firma del segretario del sindacato Calabria Italia Lavoratori Liberi, Pino Conocchiella.