Sull’asse Firenze Milano il partito democratico perde ancora unità

Divorzio annunciato tra Matteo Renzi e Pippo Civati, coloro che avevano programmato di “rottamare” il partito democratico ma semplicemente ne hanno mutuato i metodi ed i modi disintegrandosi e mancando l’unità del centrosinistra. I “rottamatori” come movimento sono spariti e persino Civati e Renzi si sono separati. Renzi ha continuato a ballare da solo. Il sindaco di Firenze si è segnalato per numerosi interventi controcorrente fino al pellegrinaggio a casa di Silvio Berlusconi ad Arcore. La storia politico-culturale di Renzi lo ha spinto a occupare tutta intera l’area nuovista anche se il sindaco è sembrato via via farsi più prudente. Fino al quasi silenzio attuale. Anche le nuove generazioni si stanno dividendo lungo lo stesso asse dei loro progenitori. Come accade ai vecchi anche i “giovani”, infatti, scoprono i due modi classici di concepire il Pd. Per alcuni è una sorta di partito radicale di massa, per altri è una nuova socialdemocrazia. Tacciono invece quei quarantenni, poco più o poco meno, che sono già da tempo al vertice. Abbiamo notato il silenzio di Matteo Renzi, il low profile di Zingaretti e il pragmatismo di Enrico Letta, di cui va registrato un giudizio di benvenuto alla discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo assai diverso dalle parole irritate che al patron della Ferrari ha dedicato Bersani. Le divisioni nelle nuove leve del Pd sono destinate accentuarsi a mano a mano che si avvicinerà la scadenza elettorale che proporrà al partito il tema di un forte rinnovamento e ringiovanimento della sua rappresentanza parlamentare. La pressione dei “giovani” si farà più serrata e l’autodifesa dei vecchi sarà ancora più accanita. Colpisce, invece, in questo gioco di contrasti il silenzio della covata bersaniana, a parte l’emergere mediatico del responsabile dell’economia Fassina. Dietro al segretario del Pd c’è una nutrita schiera di nuovi dirigenti che fatica ad emergere e che potrà essere ancora di più compressa dallo scontro fra i nuovi “destri” e i neo-socialisti. Tutta questa gran discussione avviene infine nel momento in cui i vecchi leader sembrano defilati e si stanno scrutando in attesa di formulare nuove alleanze o di rinfocolare vecchie rivalità. Malgrado il protagonismo dei “ragazzi” sono sempre i vecchi quelli che hanno in mano il partito. Un Pd che continua a dividersi e a fare il gioco del centrodestra.