La guerra del pane nella Piana di Gioia Tauro, la Cgil invita al dialogo

“Abbiamo cercato in tutti i modi di capire il senso della scelta di  non produrre il pane ma non siamo riusciti a comprendere verso chi è  diretta la “serrata”. Vogliamo sperare che il fine ultimo non sia, davvero, quello di colpire gli abitanti  della Piana; cittadini  economicamente deboli, già vittime della crisi, della disoccupazione del caro vita e, non ultimo, dell’aumento del pane”. Si schiera dalla parte dei cittadini Nino Calogero, segretario comprensoriale della Piana di Gioia Tauro che non ha “compreso” la serrata dei panificatori gioiesi. “Nei giorni scorsi avevamo già detto che  la scelta improvvisa di effettuare  il rincaro del pane, in un periodo di  crisi così pesante, era sbagliata per le sue ricadute sia  sotto il profilo sociale perché colpisce appunto i più deboli e pure   sotto il profilo economico perché fa aumentare l’inflazione. Pensiamo che non sia accettabile  – sostiene al giornale – se pur le leggi lo consentano, che  il libero mercato possa continuare ad essere inteso senza, almeno, l’uso del buon senso a regolarlo”. Calogero critica il “cartello” di un gruppetto di panificatori che “a macchia d’olio porta all’aumento del pane su tutto i territorio pianigiano. E’ addirittura, come già detto, incomprensibile che a fronte della legittima protesta dei cittadini si risponda con una giornata di mancata produzione del pane che rischia di apparire un serrata.  Quella che si è determinato è davvero un braccio di ferro preoccupante, una guerra tra poveri che rischia solo di far aumentare il disagio e la tensione in un territorio che sta vivendo una crisi drammatica, non solo perché rischia di tramontare il miracolo Porto, ma perché è uno dei punti di maggiore caduta di un Paese che sta abbandonando a se stesso il Sud”. Il sindacalista invita al dialogo ritenendo che la “guerra del pane” rappresenta uno dei momenti peggiore di disgregazione della società sul territorio. “Panificatori e consumatori vivono sullo stesso piano la crisi perché entrambi sono vittime dello stesso sistema. Gli uni pagano il prezzo degli aumenti delle materie prime e della presenza di molti abusivi che “drogano” il mercato; gli altri subiscono la scelta riflessa dell’aumento del Pane ed il rischio che il prodotto  consumato sia di pessima qualità e  senza alcuna sicurezza alimentare. Questo aspro  momento di confronto e discussione non può determinare solo disagio ma deve essere colto da tutti, con responsabilità, come un momento positivo di rilancio di un settore come la panificazione nella giusta  direzione di non far ricadere sui cittadini costi aggiuntivi e per migliorare la qualità”. Calogero plaude la scelta del Comune di Rosarno che ha cercato di  mettere insieme gli interessi dei cittadini consumatori, dei panificatori e dell’economia del territorio, proponendo  l’istituzione di marchi di qualità, attraverso iniziative di autogoverno per garantire controllo e sicurezza. “Sarebbe, inoltre, opportuno puntare sulla tracciabilità delle materie prime e sul rispetto di   protocolli e manuali di  produzione. E’ utile , perciò,  che tutto questo non rimanga contenuto solo  in una buona dichiarazione di intenti, ma che diventi realtà ; questo si può ottenere utilizzando tutti gli strumenti che in materia di leggi e di aiuti comunitari sulla qualità sono disponibili. Al fine di avviare un percorso che possa produrre presto risultati  la Provincia potrà farsi promotrice dell’istituzione di un tavolo,  con gli assessorati delle attività produttive della programmazione, che abbia il compito di riunire i soggetti interessanti  (Organizzazioni Sindacali, Organizzazioni di Categoria e Comuni)  per risolvere e dare una prospettiva al problema. E’ stata per questo già inviata una lettera al Presidente Raffa e per conoscenza alla Prefettura”.