Cambia il profilo giuridico delle aziende agricole maggiore ricorso alle forme societarie

UNICAA, l’organizzazione nazionale partecipata da Uniagronomi, UNIMA e Confcooperative, commentando i dati provvisori del sesto censimento agricolo recentemente diffusi dall’Istat, evidenzia un cambiamento fondamentale in atto nel mondo agricolo da poco meno di dieci anni a questa parte. “Si tratta della sempre maggiore presenza di aziende agricole condotte in forma societaria – sottolinea il presidente di UNICAA Giambattista Merigo – a fronte della tradizionale conduzione in forma individuale. Mentre nel 2000 solo l’11% della superficie agricola utile del nostro Paese era gestita da società di persone o di capitali, oggi tale percentuale si attesta su un valore significativamente più alto, pari al 17% del totale. Tutto ciò avviene a fronte di una diminuzione del 32,2% del numero complessivo delle aziende agricole italiane”. Come si è arrivati a questo cambio importante nell’assetto giuridico di una parte delle imprese agricole italiane? “Il legislatore italiano ha sostanzialmente ignorato fino all’inizio degli anni 2000 la figura della società come soggetto imprenditore in agricoltura – ricorda Merigo –. Fino ad allora, per poter godere dei benefici che la legge concede a chi esercita l’attività agricola, non c’erano molte alternative riguardo alla veste giuridica da dare alla propria impresa. Il coltivatore diretto risultava titolare di una ditta individuale, avvalendosi eventualmente di uno o più collaboratori familiari”. “Di fatto l’unica figura ‘societaria’ prevista dal codice civile in agricoltura – precisa Danilo Pirola, direttore di UNICAA – era la cosiddetta comunione tacita familiare, ma di questa era data solo un’enunciazione astratta, mentre la relativa disciplina era interamente lasciata agli usi vigenti”. Ora invece, in forza di cinque diversi interventi legislativi attuati tra il 2001 e il 2005, le possibilità di scelta della forma giuridica aziendale si sono ampliate notevolmente. “Anche in agricoltura – fa notare Merigo – è ora possibile optare per una serie di soluzioni che consentono di adottare strumenti giuridici e societari più adatti alle varie esigenze dell’impresa. Tra le novità di questi ultimi anni vi è quella di  poter costituire un’impresa agricola anche in forma di società di capitali, conservando la maggior parte dei benefici che la legge riserva agli imprenditori agricoli professionali”. Dunque, anche sul fronte degli assetti giuridici l’agricoltura italiana progredisce, benché tra incertezze e difficoltà. “In materia di società agricole restano ancora alcuni nodi da sciogliere – osserva Merigo – a partire dalle questioni legate ai diritti di prelazione nelle compravendite dei terreni”. Insieme alla forma giuridica delle imprese agricole, infine, inizia a cambiare anche la tipologia di manodopera impiegata. Sebbene si confermi l’importanza del lavoro diretto del titolare nell’attività agricola della propria azienda – una figura che rappresenta ancora il 42,6% delle persone costituenti manodopera aziendale – il carico di lavoro aziendale si sta spostando dalla manodopera familiare ai lavoratori dipendenti. Secondo i dati del censimento, quest’ultima categoria passa infatti dal 18,6% della forza lavoro complessiva al 21,6%, mentre quella familiare si riduce dall’81,4% al 78,4%.