Alfano vara il codice antimafia

Il consiglio dei ministri ha approvato il Dlgs per Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia. L’approvazione del Codice antimafia era uno dei due provvedimenti (l’altro sono i decreti attuativi della riforma dei riti civili) indicati da Angelino Alfano pregiudiziali alle sue dimissioni da Guardasigilli per assumere il nuovo incarico di segretario del Pdl. «Si tratta di uno strumento agile e snello per tutti gli operatori del diritto che vorranno contrastare la mafia in modo efficace» ha dichiarato il ministro della Giustizia, illustrando a Palazzo Chigi lo schema del nuovo Codice. Le nuove misure legislative dovranno ora passare al vaglio del Parlamento che ha 60 giorni di tempo, puntano a riordinare e razionalizzare le varie norme antimafia, con l’obiettivo di rendere più incisiva la lotta alla criminalità organizzata. Il nuovo codice antimafia, approvato in via preliminare dal consiglio dei Ministri, raccoglie, coordina e armonizza tutta la legislazione antimafia, comprese alcune norme del codice penale a partire dall’articolo 416-bis, che questo governo ha esteso alle associazioni di tipo mafioso straniere, nonché ai fenomeni malavitosi della ‘ndrangheta, strettamente legati al territorio calabrese. Il nuovo codice è composto di 132 articoli, distribuiti in 5 libri. Il libro primo contiene norme penali, già vigenti, ad esclusione di quelle inscindibilmente integrate nel vigente tessuto normativo (ad esempio quelle inerenti le misure cautelari per delitti di mafia) le quali rimangono pertanto nel codice di procedura penale. Contiene i 3 reati tipici delle organizzazioni mafiose (associazione per delinquere di tipo mafioso, anche straniere; scambio elettorale politico-mafioso; assistenza agli associati), le aggravanti e diminuenti di mafia; le misure di sicurezza e la confisca obbligatoria (sia degli strumenti e dei proventi dei reati mafiosi, sia dei beni di cui il mafioso non può giustificare la provenienza). Il libro secondo riguarda invece le misure di prevenzione, personali e patrimoniali, tra le quali la confisca. Riunisce e aggiorna norme introdotte in oltre 50 anni di legislazione, coordinandole con le riforme approvate nel corso di questa legislatura: dalla agenzia dei beni confiscati alle disposizioni dei vari pacchetti sicurezza. Introduce inoltre nuove importanti disposizioni, sia di natura procedurale, sia di natura sostanziale. Tra le principali novità, il procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione (il soggetto potrà chiedere che si proceda in pubblica udienza; termini di durata del sequestro di prevenzione (la misura perde efficacia se il procedimento di primo grado o il procedimento di appello durano ciascuno più di un anno e 6 mesi. I termini possono essere prorogati di 6 mesi e per non più di due volte in caso di indagini complesse); disciplina completamente innovativa di 5 aspetti della misura di prevenzione patrimoniale (revocazione della confisca; rapporti tra sequestro di prevenzione e sequestro penale; tutela dei terzi; rapporti con le procedure concorsuali; effetti fiscali del sequestro). Il libro terzo razionalizza il procedimento per il rilascio della documentazione antimafia. È stato aggiornato, ampliandolo, l’elenco delle situazioni dalle quali si desume il tentativo di infiltrazione mafiosa, prevedendo, oltre alle fattispecie già contemplate dalla precedente normativa, nuove ipotesi suggerite dall’esame delle condotte tenute in questi anni dagli esponenti della criminalità organizzata. È stato realizzato un sistema integrato dei dati, conseguito tramite l’istituzione della banca dati nazionale della documentazione antimafia, che consente una forma costante di monitoraggio delle imprese. Il libro quarto, invece, raccoglie le disposizioni vigenti in tema di procura nazionale antimafia, direzione distrettuale nazionale antimafia, consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, direzione investigativa antimafia ed agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Infine il libro quinto contiene le norme transitorie, di coordinamento e di modifica della legislazione vigente, resesi necessarie a seguito dell’intera operazione di riordino derivante dall’entrata in vigore del codice antimafia. Il decreto legislativo dá attuazione, quindi, alla legge 13 agosto 2010 n. 136 (piano straordinario contro le mafie), approvata dal Parlamento all’unanimità. Per il ministro Alfano si tratta del “completamento di una strategia che il Governo Berlusconi ha perseguito fin dall’insediamento, ricordo il primo Consiglio dei ministri operativo a Napoli nel maggio 2008, quando venne approvato il primo pacchetto, un decreto e un ddl, contro la criminalità organizzata, poi abbiamo continuato nel 2009 e nel 2010 a Reggio Calabria abbiamo completato l’opera, sostituendo le mille chiacchiere con i fatti». La strategia del Governo, ha sostenuto il Guardasigilli, è fondata su «tre direttrici, che hanno messo in grande difficoltà la criminalità organizzata: arresto dei latitanti, carcere duro, aggressione ai patrimoni criminali”.