Trieste, puniti studenti in pantaloncini

Il Dirigente Scolastico Raffaele Marchione da Trieste conquista la prima pagina con la sua iniziativa non tanto singolare quanto votata al rispetto delle regole ed il decoro in un mondo della scuola che queste regole sembra averle accantonate. “Con l’approssimarsi della bella stagione – è scritto su quel foglio che gira di classe in classe – si invitano allieve e allievi a indossare un abbigliamento adeguato durante le lezioni”.Tradotto: “Non saranno accolti studenti con abbigliamento da spiaggia: spalle scoperte, pantaloni corti o a mezza gamba”.  Il tutto mentre a Trieste i ragazzi si trovano ai Topolini, le piattaforme sul lungomare di Barcola. Ed è forse questo il doposcuola che hanno in mente i 30 studenti che l’altra mattina si sono presentati al portone del Tommaso di Savoia, Istituto tecnico navale. Sono in maglietta (ok), scarpe da tennis (ok), e bermuda (ahi), cioè i pantaloni a mazza gamba messi al bando dalla circolare. Il preside è sicuro, si tratta di una protesta organizzata. E spedisce il bidello a sbarrare la strada agli studenti in “abbigliamento non adeguato”. Non è certo il primo caso, con le circolari delle scuole in tema di “abbigliamento adeguato” si potrebbe riempire una rivista di moda. Da Trieste in giù sono state vietate le infradito, vietati i pantaloni a vita bassa, le minigonne, il piercing, gli abiti sexy e pure i mini top. A Trieste la reazione dei ragazzi è stata singolare: hanno chiamato la polizia. Gli agenti hanno ascoltato i ragazzi, parlato con il vice preside. Una trattativa vera e propria che è arrivata ad un compromesso: in bermuda può entrare solo chi mette il proprio nome e cognome sul foglio che tiene in mano il bidello, sempre fermo lì davanti al portone. Entrano in otto, quelli che hanno una prova pre esame che non possono mancare. Ma hanno paura perché con il 5 in condotta si viene bocciati e a cosa serve quel foglio che il bidello sta portando al preside? Gli altri ragazzi si dividono: chi torna a casa, chi va ai Topolini di Barcola. Almeno una decina, però, si fermano davanti alla scuola, lì in piazza Hortis, a ripassare il programma con un professore di buon cuore.