Acireale, assenteismo al Comune arrestati Mario Primavera, Venera Lizio e Orazio Mammino

lavoroA conclusione di un’articolata e complessa indagine, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la Polizia ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa in data 4 febbraio 2016 dal Gip del Tribunale di Catania .nei confronti di 3 persone: Mario Primavera, Venera Lizio e Orazio Mammino. Per questi tre che sono stati posti agli arresti domiciliari – informano gli inquirenti – l’indagine prosegue, perché ci si chiede come sia possibile che i dirigenti non si siano accorti di queste assenze, assenze fatte per oltre la metà del tempo lavorativo.

Sono state le segnalazioni dei cittadini, a far partire le indagini, che andando al Comune, di volta in volta, non trovavano nessuno.

Nel corso della medesima operazione, sono stati notificati i provvedimenti cautelari dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, prima e dopo gli orari di lavoro, nei confronti di altre 12 persone: Antonio Grasso, Mario Cocilovo, Giuseppe Calvagno, Carmelo Di Bartolo, Carmelo Amore, Pietro Currò, Anna Maria Anastasi, Teresa Messina, Orazio Musmarra, Pietro Valerio, Salvatore Trovato e Santo Trovato.

I suddetti indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di cui all’art. 55 quinquies d.lgs. 165/2001 (che riguarda il lavoratore dipendente di una pubblica amministrazione che attesta falsamente la propria presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente) e di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, reati commessi in concorso (articoli 640, 2° comma nr.1 e 110 del c.p.).

L’attività investigativa, condotta nell’arco temporale febbraio – marzo 2015 è stata portata avanti, in sinergia con l’autorità giudiziaria, dagli agenti del Commissariato di Polizia di Acireale i quali hanno anche fatto ricorso a intercettazioni ambientali e videoriprese.

Detta attività ha consentito di individuare l’esistenza – si legge ancora nella documentazione dell’inchiesta – di una consolidata e articolata prassi da parte di numerosi dipendenti del Comune di Acireale, consistente nella “strisciatura plurima” dei badge personali presso gli appositi “rilevatori di presenza”, in modo da far risultare l’ingresso e la presenza all’interno dell’ufficio di appartenenza di colleghi che, in quel momento, non erano presenti e che, in taluni casi, non avrebbero prestato effettivo servizio.

Le indagini sono state supportate dalle immagini ottenute da alcune telecamere nascoste, installate dagli investigatori presso gli ingressi dell’edificio comunale, dalle quali si potevano ben vedere alcuni dipendenti comunali che “strisciavano” un numero plurimo di badge (oscillante tra i due e i cinque), talvolta anche consecutivamente, in modo da far rilevare al sistema informatico la presenza dei colleghi in realtà assenti.

Quanto è risultato dalle immagini così acquisite è stato incrociato con i dati estrapolati proprio dal sistema informatico di rilevazione delle presenze del Comune di Acireale che, collegato ai “lettori marcatempo”, permetteva ai dipendenti “infedeli” di apparire “formalmente” presenti e, quindi, percepire il relativo compenso economico.

Questa certosina attività di incrocio dei dati e di riscontro, unita a una individuazione fotografica degli stessi dipendenti, ha permesso di identificare compiutamente e, quindi di denunciare, 62 dipendenti comunali: tra essi, alcuni sono gli esecutori materiali delle strisciate plurime, altri sono i beneficiari delle predette condotte illecite.

I provvedimenti cautelari sono stati richiesti ed ottenuti da parte dell’Autorità Giudiziaria unicamente nei confronti dei soggetti le cui posizioni processuali sono risultate di maggiore gravità.

L’indagine ha preso vita il 26 febbraio 2015 e si è interrotta il 13 marzo successivo allorché uno dei dipendenti indagati, prima di effettuare la strisciata di routine, guardandosi intorno con attenzione allo scopo di verificare di non essere osservato, ha notato la presenza della telecamera, nonostante la stessa fosse ben occultata. L’uomo l’ha danneggiata, asportandola o rendendola inutilizzabile. Nonostante il breve arco cronologico dell’indagine, è emersa una situazione di diffusa illegalità che ha riguardato poco meno di un quarto dei dipendenti comunali in servizio presso gli uffici oggetto di indagine.

L’attività investigativa si è, poi, concentrata sull’analisi delle posizioni e dei comportamenti di ciascun dipendente, al fine di distinguere le condotte reiterate e continuative – sintomo di un preventivo accordo illecito tra i dipendenti interessati – dalle altre condotte che, in relazione all’intervallo temporale monitorato, sono apparse sporadiche e/o occasionali. In altri termini, si è cercato di capire chi fosse un abitudinario della strisciata multipla e chi, invece, ne facesse ricorso solo occasionalmente.

Nel caso delle condotte ripetute, è stata presa in esame la circostanza che il dipendente possa essere stato, nel corso della giornata lavorativa considerata, del tutto assente o meramente ritardatario. Questo approfondimento investigativo è stato necessario al fine di quantificare temporalmente le “assenze” e, ferma l’illiceità di tutti i comportamenti irregolari rilevati, di graduarne il disvalore, nonché di quantificare il danno erariale.

Dalle indagini emerge che un dipendente, nel periodo interessato, non si è mai recato al lavoro, se non per qualche breve e sporadica apparizione pur risultando presente, in base al registro informatico di rilevazione delle presenze: ciò grazie alle false “strisciate” effettuate da una sua collega compiacente, specificamente incaricata.