Teatro Argot Studio: Intervista

“…è la più bella versione europea del mio testo, lo spettacolo che più rispetta i nostri intenti…e mi ha sorpreso per le soluzioni…”    (Theodor Holman al Teatro Vascello di Roma per la prima nazionale)   Premio “Adelaide Ristori” a Viola Graziosi come miglior attrice del Mittelfest 2013 per lo spettacolo “Intervista”.   Sarà in scena al Teatro Argot Studio dal 15 al 20 dicembre, INTERVISTA di Theodor Holman, tratto dal film di Theo Van Gogh, traduzione di Alessandra Griffoni, con Viola Graziosi e Graziano Piazza. Regia di Graziano Piazza. Intervista è l’adattamento teatrale dell’omonimo film di Theo Van Gogh, regista olandese assassinato nel 2004 da un fondamentalista islamico per il cortometraggio Submission, che denunciava la posizione d’inferiorità della donna araba. La questione femminile è centrale anche in questo testo (del 2003) in cui la famosissima Star di soap opera Katia, è messa ‘sotto accusa’ dal giornalista politico Pierre Peters, mandato contro voglia ad intervistarla la sera della caduta del governo. L’incontro tra i due inizia in maniera disastrosa e si trasforma rapidamente in una battaglia spietata. Non si distingue più la verità dalla menzogna, né il vero dal falso. Lui sembra appartenere alla cruda realtà, mostrando le ferite procurate dalla guerra. Lei pare non avere nulla di vero, vantando le sue tette finte e la capacità di piangere a comando, ambasciatrice di una cultura pop ai limiti del trash. La lotta dei sessi è anche guerra di culture e classi, dove ciascuno rimane fedele ai propri pregiudizi generazionali e al proprio habitat professionale. Di chi fidarsi quando si assiste al loro confronto? Chi dice il vero? La pièce diventa una disperata ricerca degli ultimi rimasugli di inter-vista “tra” esseri umani; zona grigia “tra” verità e menzogna; trincea in cui il giornalista esplora il territorio femminile con le modalità ciniche di un corrispondente di guerra, a cui l’attrice risponde con le armi della seduzione fino a scardinare in lui le più oscure realtà.   Nota artistica del regista   Conoscevo Theo Van Gogh come un regista particolarmente impegnato nella denuncia sociale e per il coraggio di proporre una visione personale incisiva ed efficace. La notizia della sua morte avvenuta nello stesso giorno della morte di Pier Paolo Pasolini lo ha, nel mio immaginario, accostato alla grandezza creativa di quest’ultimo. Solo dopo la sua morte, da parte di un fondamentalista islamico, in Italia si è cominciato a mostrare un interesse per il suo lavoro e anche negli USA, il remake del film Intervista ad opera di Steve Buscemi ne è una prova tangibile, come il disseminarsi nel mondo di questo testo divenuto un cult teatrale nei vari continenti. La proposta di Buscemi mi è sempre sembrata troppo patinata e poco consona all’irridente e graffiante personalità di Van Gogh. Dopo la lettura in inglese del testo teatrale ho compreso la portata dell’ impianto classico della pièce, rielaborandone le linee essenziali della contemporaneità del mito. Come in una tragedia classica i destini e le verità, le stesse identità e le ferite, svelano gli archetipi della nostra origine, paradigmi contemporanei della nostra illusione. Così, ho elaborato un luogo neutro, un quadrato, un ring con tanto di sgabelli agli angoli, dove poter assistere al match fisico ed emotivo che i due protagonisti vivono. Cercando la semplicità dei corpi, il loro contrapporsi alla menzogna delle parole, costruendone linee essenziali che potessero suscitarne gli svelamenti. Ci sono ferite da svelare, scritte sulla pelle, come la donna araba di Submission, che devono essere guarite e soltanto nell’altro trovano la propria guarigione. Come in un gioco di matrioske la verità appare sempre più profonda e cambia di nome. La superficie del pensiero di silicone, anzi della vera e propria “filosofia al silicone” ad opera della star, si rivelerà una sacra presa di coscienza del mondo e delle sue contraddizioni, in una prismatica valenza femminile in grado di contenere tutte le sfaccettature. L’uomo portatore di un pensiero razionale e rigido, fallimentare e depresso, convinto della sua verità assoluta non riesce a trovare in se stesso quel cambiamento necessario, quelle nuove forme che potrebbero portarlo all’amore. E’ un inno al superamento delle forme, dei pregiudizi, per ritrovare una comune capacità di amare, e amare se stessi attraverso l’altro.   Graziano Piazza   Durata: 75 minuti senza intervallo