Mons. Giuseppe Agostino sarà tumulato nella Cattedrale di Crotone

Mons. Giuseppe Agostino tornerà a casa, nella sua casa che lo ha visto protagonista nei giorni felici ed infausti del nostro territorio e Pastore diligente e premuroso per un quarto di secolo. Tornerà il Padre Agostino nella “sua” Crotone che non l’ha mai dimenticato e che sicuramente continuerà a volergli bene, e questa volta tornerà per sempre per riposare nella “sua” Basilica Cattedrale. Le sue spoglie mortali saranno inumate, infatti, nella Cappella del Crocifisso nella stessa dove, nel 2005, è stato inumato, dal cimitero comunale di Crotone, il corpo di Mons. Luigi Maria Lembo vescovo dell’allora Chiesa di Crotone dal 1860 al 1883. Mons. Agostino e il suo ricco episcopato ormai fanno parte dei ricordi del popolo dell’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina: ben 29 lettere pastorali e 17 in quella che fu l’ultima sua sede, la diocesi di Cosenza – Bisignano; ma tante, tantissime le opere che hanno allargato gli spazi della carità. In sintesi, si ricordano: la ristrutturazione del seminario come centro di accoglienza e di studi, 17 nuove chiese e parrocchie di cui 10 nella sola Crotone, il Centro ecclesiale polivalente, “Oasi di San Giuseppe” di Poggio Pudano già avviato, ma fermo nella sua edificazione, che avrebbe dovuto accogliere anche il seminario giovanile, la qualificazione culturale dei sacerdoti, l’accoglienza di tante nuove Comunità religiose come le Carmelitane di Capo Colonna. E ci si ferma solo qui, per il momento, più avanti saranno ricordate altre importanti opere. Ad un mese dalla sua scomparsa, avvenuta a Cosenza il 24 marzo, a me piace ricordare Mons. Agostino col suo ultimo libro “Tra memoria e speranza – Vescovo in Calabria per oltre un trentennio (1974 – 2006)” edito da Editoriale progetto 2000 di Cosenza nel 2006 e presentato nello stesso anno nella sala consiliare del Municipio di Crotone. Perché questo libro? È stato lo stesso Arcivescovo a spiegarcelo. “Ogni vita umana è un racconto. La trama è come svolgere un tema che ti è stato assegnato. Nessuno uomo è anonimo: ‘i vostri nomi sono scritti nel cielo’”, ricordando il vangelo di Luca al versetto 10-20. “Un Vescovo non è un uomo sopra gli altri, ma per gli altri…e quindi osservato, giudicato, spesso soggetto di scontro…ogni Vescovo ha una sua storia, una sua chiamata, i suoi limiti umani, la sua ricerca di Dio ma è semaforo per mostrare e guidare la storia di un popolo”. Un libro autocelebrativo? Proprio no, se fosse così sarebbe riduttivo e sciocco. E Mons. Agostino ha chiarito. “ Perché ho voluto scrivere? …non per narrarmi. Sarebbe meschino se non violativo di quel secretum aniamae che appartiene a Dio. L’ho fatto perché il Vescovo è nella storia di una Chiesa. …È la fame che ti richiama al pane. Questo vuol essere il senso di questo modesto lavoro per far cogliere trame che non sono mie e progettare strade che sono sue… in queste confessioni narro l’opera di Dio su di me ed attraverso il mio servizio episcopale.” E l’opera di Mons. Agostino, prima vescovo di Crotone – Santa Severina ed infine della diocesi di Cosenza – Bisignano, insomma “per oltre un trentennio”, l’opera sua è stata vasta, qualificata e qualificante e tutta tesa alla speranza per una religione più pura ed una giustizia piùpiena soprattutto in una terra amara e bella come la Calabria, la sua Calabria. E l’opera di Agostino si è sviluppata, secondo la giornalista Lucia Bellassai, nell’ambito della costruzione di “un cammino” attraverso “laboratori teologici”: quello della “ricerca” del cuore e del bene comune; quello dello “scontro” perché non sempre si è capiti e per raggiungere un bene non può essere evitato lo scontrarsi; la “paternità” verso le comunità religiose, verso le Suore del Carmelo accolte con l’umiltà del padre, verso i tossicodipendenti e con la costruzione non facile del Giammiglione; nei confronti delle vittime dell’usura con la “Fondazione Zaccheo”; verso i “no global”, abbraccio questo che procurò tanta sofferenza al Pastore per via di una “incomprensione mediatica”: come dire che un padre non sempre è capito, un padre che va incontro al figlio che va perdendosi. Infine il “laboratorio” della “cultura” perché un popolo cresce anche attraverso questa e per far crescere questa percorse un itinerario ben preciso: il “festival dell’aurora” che nell’intenzione del vescovo voleva essere una sorta di “maggio musicale fiorentino”; la “pietà popolare” e la “religiosità popolare” da correggere per una religione più pura e per questa costruzione non sfuggono le vibranti lettere pastorali contro le feste patronali, contro i mafiosi padrini di battesimi e cresime e contro i massoni; la ristrutturazione della Chiesa locale attraverso nuovi gruppi ecclesiali come “i catecumenali” e “il rinnovamento dello Spirito” e il tutto per il riscatto di una Chiesa più povera spiritualmente. Insomma il miglioramento e la crescita della Chiesa crotonese oltre gli stereotipi, oltre i pregiudizi, oltre i tabù, oltre il vecchiume, oltre soprattutto l’ignoranza E queste tappe sono state attraversate ed alimentate dalla linfa degli “affetti” e della “compassione”, perché, per don Ezio Limina parroco del Duomo, Agostino è stato il “vescovo degli affetti”. L’affetto per i suoi vecchi vescovi e maestri ( Mons. E. Montalberti, Mons. A. Lanza, Mons. G. Ferro e san Gaetano Catanoso), l’affetto e la compassione per i preti e religiosi( tra i tantissimi, uno che è non citato nel libro ma al quale fu sempre vicino, P. Modesto Calabretta, francescano, Vice postulatore della causa di canonizzazione del Beato Umile di Bisignano), per le famiglie, per i poveri, per i disoccupati (indimenticabile la sua “presenza” in mezzo agli operai durante “i fuochi della Montedison”), per i missionari (in Burundi con don Giuseppe Marra), per i portatori d’handicap per i quali aprì, a Fondo Gesù, il Centro Marianna Agostino che prese il nome dell’adorata mamma. Ancora per don Limina, Agostino, è stato vescovo del “nuovo” e del “cammino”: una “città in cammino”, “il popolo di Crotone in cammino con Maria verso Capocolonna”. Mons. Agostino nel suo libro ci ricorda che per lui “la Calabria è stata epifania di Dio. Ho visto Dio nella vivezza ed intelligenza dei bimbi…nelle mani incallite di tanti uomini, nel coraggio dei nostri emigrati. Anche i vuoti della politica, specie nel tempo del clientelismo rampante…ho pensato molto la mia Calabria, ho lavorato per il mio Sud…” Quindi “vescovo della questione meridionale”, come ha ricordato il sociologo Vito Barresi, di una questione meridionale mai risolta che lo ha visto “presente” nella “Rivolta di Reggio”, nei Convegni Ecclesiali Regionali di Paola 1° e Paola 2° anche nella in qualità di presidente della Conferenza Episcopale Calabra, e nelle lotte di Battipaglia. Un vescovo dentro una Calabria della pietra, della solitudine, della disperazione, della ‘ndrangheta. Ma in fondo è questo il compito, il dovere, il magistero di un Vescovo e per il nostro amato Pastore “è necessaria una Chiesa che sappia e debba raccogliere le briciole della società.”, insomma precursore di Papa Francesco. Al postutto faccio mio il motto agostiniano col quale Mons. Agostino, il 16 marzo 1974, entrò vescovo in Santa Severina e il 18, stesso mese, in Crotone: “Dilatentur spatia charitatis”. Stasera 24 aprile, alle 18.30, nella Cattedrale di Crotone Mons. Domenico Graziani vescovo della Chiesa crotonese presiederà una concelebrazione eucaristica in suffragio dell’indimenticabile e sempre amato Mons. Agostino nel trigesimo della sua ascesa al Padre.