Calabria

A Cosenza scuole aperte. Occhiuto: i ragazzi hanno bisogno di relazioni e patiscono la mancanza di socialità

Il sindaco Mario Occhiuto (sindaco di Cosenza) attacca i colleghi sindaci che hanno deciso di andare contro le disposizioni nazionali e chiudere le scuole, incluso il collega della confinante Rende. “Chiudere tutto è molto semplice, e in questo periodo rende i sindaci più popolari” attacca Occhiuto su facebook.

“In altre città del centro nord più colpite dai contagi i ragazzi continuano ad andare a scuola” rincara la dose il sindaco di Cosenza, il quale osserva che “la scuola è l’unico posto in cui la distanza è rigidamente considerata, l’attenzione degli adulti è alta e i dispositivi (igienizzanti, mascherine) sono continuamente a disposizione”. Ora la Calabria è zona arancione quindi tutti i ragazzi fino alla terza media possono tornare a scuola, ad iniziare da Cosenza.

Sul suo profilo facebook il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, rassicura i suoi concittadini. “Ho chiesto alla massima autorità sanitaria locale in caso di emergenze sanitarie, l’istituzione di una corsia preferenziale per l’effettuazione e la processazione dei tamponi nel laboratorio messo a disposizione dall’ospedale militare a beneficio delle scuole della città laddove si verificasse la necessità, determinata dall’eventuale insorgenza di qualche caso di Covid, che studenti, docenti e personale ATA debbano sottoporsi a tamponi”. Occhiuto osserva che “il ritiro sociale per un bambino e per adolescente è la morte. Per i giovani lo spazio vitale non è la casa ma la scuola e la città: hanno bisogno di relazioni e patiscono la mancanza di socialità. Oggi appaiono più svogliati”.

Il primo cittadino del capoluogo bruzio evidenzia come “con il blocco di tutte le attività didattiche in presenza si creano problemi seri per gli alunni disabili che non possono seguire la didattica a distanza e gravissime sono le conseguenze per i ragazzi autistici. Problemi hanno anche i genitori che non sanno o non possono supportare i figli piccoli da casa con le lezioni perché impegnati a lavoro. C’è il rischio -dicono i pedagogisti- di squilibrio fortissimo nei percorsi di crescita”.

Il sindaco attacca alcuni medici e chi rema contro la scuola in presenza. “Siamo abituati a dichiarazioni pubbliche di medici, primari, pediatri (che stranamente ho letto che si preoccupano degli anziani anziché dei bambini), associazioni di insegnanti, oltre ai genitori (che sono divisi) ecc. Non capisco perché ogni categoria si svegli al mattino ed emetta sentenze. Ricevo proteste di cittadini, per esempio, perché alcuni pediatri si rifiutano di fare certificati, di visitare i pazienti e di fare tamponi e poi invece si permettono di scrivere ai sindaci di tenere le scuole chiuse. Così fanno anche alcune associazioni di docenti o di genitori che non vogliono la scuola in presenza. La verità è che il virus fa paura e c’è chi si preoccupa (anche giustamente direi) perché è direttamente interessato (come operatore sanitario, docente, medico, ecc) oppure perché è angosciato o ansioso. Io credo che i sindaci non debbano (e non possano) fare valutazioni personali su aspetti che sono regolati a livello nazionale (a meno di situazioni locali gravi e circostanziate) ma seguire le indicazioni del CTS e dell’ISS. E sulla scuola tutto è regolato secondo le prescrizioni nazionali”.

Redazione

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