“ … braccia troppo stanche per

prendere una stella, troppo stanche

per raggiungerti … amarti come

si può amare l’alba che ora accende

il giorno che da te mi porterà via.. “

         Vincenzo Calafiore

La mia lunga notte “ turca “ finisce in questa alba indecisa nelle luci, nei colori, le ancelle mettono i timbri d’uscita sui sogni miei, l’ombra del giorno è lì a poco, col forte odore di sangue sull’arena d’una corrida svoltasi a porte chiuse, senza ovazioni di ricordi, senza rancori, più una silente rappresentazione d’una vita ormai del tutto frantumata, divorata dai mille ma, dai mille se.

E già sembra domani, è già passato, è futuro nell’attesa di una specie di nuova vita che torni a scorrere nella lentezza d’una senilità approssimativa, nelle distanze, nei distacchi.

Sulla mia “ Pegasus” navigo verso l’isola che non c’è, color sambuco, il cielo come il mare si riempie di nuovo, la processione interrotta ricomincia, centinaia di pensieri e immaginazioni arrivano a bordo dopo aver saltato la terra incognita dei sogni, la vita scorre di nuovo, bandiere e profumi, essenze, provenienti da Reggio.

A bordo della “ Pegasus “, lato terra, gli ultimi avamposti d’una umanità mendica di se stessa, la boscaglia selvaggia delle insoddisfatte realtà, le rovine della nuova Troia, il posto che Eleno figlio di Priamo ribattezzò con gli stessi nomi della patria perduta. Porta Scea, rocca di Ilio, fiume Xanto e Simoenta..

Sarande, la città dei sogni, è lì, presidia l’alba, mi preparo a sbarcare mella nuova vita!

Ora è alba, ora è il giorno, il mio giorno e l’incognita di dove come mare mi lascerà fino alla prossima marea.

E’ successo di notte, tutte le notti bianche, in mare aperto, il sentire la vita abbandonare, in mare aperto a Sud di Serande, la città perduta.

La mia vita ha avuto un brivido, è arrivato uno strattone al boma e alla barra, le vele piene di  maestrale si svuotano, si sono gonfiate al contrario.

Non è solo un cambio di vento è molto di più, è di perdita, di fine, che si tratta.

Una trasfigurazione di vita.

La mente arde, la temperatura aumenta, il “ mare “ diventa – bastardo- la mia vita come una barca, sbanda come ubriaca, l’aria diventa irrespirabile, rovente, secca come il Foehn. Cambiano anche gli odori, c’è il salso e la puzza di alghe morte. Comincia l’aria desertica della solitudine di questa mia età senile povera e meschina.

Vincenzo Calafiore

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