Matematica e medicina a braccetto secondo Natalia Trayanova

Bisognerebbe sempre scegliere una facoltà in base alle proprie aspirazioni e abilità. Ma cosa succede quando si è appassionati di diversi argomenti e anche bravi in tutti due/tre? Ad esempio, se si è bravi a risolvere equazioni, a districarsi con calcoli matematici e si ha un profondo interesse per il corpo umano, cosa bisognerebbe scegliere? Medicina o matematica? Forse si potrebbe optare per una terza opzione, quella di mezzo: una laurea in ingegneria biomedica. Essa riunisce in sé due mondi molto diversi e potrebbe arrivare a rivoluzionare il mondo della medicina così come lo conosciamo noi oggi. Con il suo lavoro ne dà una dimostrazione Natalia Trayanova, ingegnera biomedica di origini bulgare, professoressa alla Johns Hopkins University e una delle maggiori esperte mondiali di elettrofisiologia cardiaca computazionale. Trayanova è convinta che nel futuro la matematica contribuirà in modo fondamentale al lavoro del medico, aiutandolo nella scelta del trattamento più adatto per la patologia del paziente. Questo discorso potrebbe suonare strano: abbiamo sempre pensato alla matematica e alla medicina come due discipline nettamente distinte. La prima è basata su calcoli oggettivi e sulla precisione. Il lavoro del medico, sebbene parta dallo studio di sintomi e cure che sono riconducibili a leggi generali, non può prescindere dalla particolarità. Ogni paziente è diverso dall’altro. Inoltre, il rapporto tra un dottore e la persona che sta curando subisce sempre il potere dell’empatia; a volte di più, altre meno, ma è impossibile rimanere del tutto algidi di fronte a determinate situazioni e, di conseguenza, la scelta del trattamento diventa un momento complesso per il medico. La matematica potrebbe contribuire al lavoro dei dottori, aiutandoli proprio a superare questi momenti di difficoltà. Il sistema computazionale tipico della materia applicato alla medicina potrebbe offrire una base oggettiva per selezionare la terapia migliore per un determinato caso. Usare imaging clinico, fenotipico, informazioni sullo stile di vita del paziente e altri dati che lo riguardano supporterebbe il dottore nelle sue decisioni. Trayanova ha dedicato buona parte della sua carriera allo studio di strumenti computazionali che possano aiutare nel trattamento della fibrillazione atriale. Quest’ultimo è un disturbo del ritmo cardiaco molto comune che causa ogni anno un gran numero di morti. Per porvi rimedio esiste l’ablazione, un’operazione mininvasiva che può avere successo nel 60-80% dei casi, in base al paziente. Il contributo dell’ingegnera biomedica è quello di fornire un modello di “cuore matematico” che dovrebbe aiutare i medici a predire i risultati dell’operazione e ad agire di conseguenza. Per “cuore matematico” s’intende un insieme di complesse equazioni che descrivono fisiologicamente il muscolo del paziente e il suo comportamento. Questa serie di equazioni dovrebbe servire ai medici per comprendere a pieno le caratteristiche del cuore di chi è in cura e, sulla base di esse, scegliere le terapie e le operazioni più efficaci. Se si ha voglia di aiutare il prossimo, ma non ci si sente abbastanza motivati per fare il medico, si potrebbe pensare di intraprendere un percorso di studi in ingegneria biomedica. Ci sono numerose possibilità in Italia di farlo. Anche per chi vuole iniziare a lavorare dopo il diploma per pagarsi gli studi c’è comunque la possibilità di iscriversi a un’università telematica, come la UniCusano.  

Redazione

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