Ricerca su valanghe, frane, alluvioni per le future carte di pericolo

Un progetto di ricerca delle Ripartizioni provinciali Opere idrauliche e Protezione civile ha analizzato valanghe, frane e alluvioni dal 1540 in Alto Adige: i risultati, presentati oggi a Bolzano dall’assessore provinciale Arnold Schuler, sono a disposizione per realizzare le Carte delle zone di pericolo e ampliare le banche dati provinciali.

Gli eventi meteorologici estremi sembrano sempre piú frequenti, mettendo alla prova le forze di emergenza e le popolazioni. La riattivazione della frana in Val Badia nel 2012, un evento straordinario, ha riconfermato l’importanza dello studio delle catastrofi storiche nella valutazione dei pericoli naturali. Studiare le calamità del passato, insomma, per prevenire quelle future. Con un progetto di ricerca congiunto le Ripartizioni provinciali Opere idrauliche e Protezione antincendi e civile hanno condotto un’indagine in diversi archivi per individuare valanghe, frane e alluvioni del passato in Alto Adige, la loro estensione e la loro frequenza. I risultati del progetto, finanziato tramite il fondo nazionale Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, sono illustrati nell’edizione speciale della rivista mensile “Der Schlern” con il titolo “Catastrofi naturali nella storia”.

“La proficua collaborazione tra liberi professionisti, ricercatori e tecnici dell’amministrazione provinciale – ha sottolineato l’assessore Arnold Schuller alla presentazione – ha permesso di ricavare 700 relazioni relative a frane, valanghe e alluvioni, mettendole a disposizione per la realizzazione delle Carte delle zone di pericolo.” Schuler ha inoltre ricordato che “l’ampliamento delle banche dati provinciali e la rappresentazione geografica dei processi naturali sono fondamentali per la corretta definizione delle zone di pericolo a livello comunale.”

Il materiale archivistico d’epoca, reperito in archivi statali e provinciali nonché giudiziari risalendo fino al 1540, è stato esaminato per estrarre le informazioni relative ad eventi idrogeologici rilevanti, riportando alla luce documenti assolutamente sorprendenti. La citata frana in val Badia del 2012, ad esempio, è la quasi perfetta ripetizione di un evento del 1821, avvenuto però in estate e quasi cancellato dalla memoria storica. In quell’anno entrò in movimento una massa anche maggiore, provocando uno sbarramento temporaneo nel torrente Gadera. Trascorsero quindi mesi prima che questo lago potesse essere prosciugato e che attraverso i drenaggi venisse stabilizzata la frana, che aveva ormai provocato enormi danni. Grazie a queste fondamentali indicazioni, il piano di intervento ha evitato la formazione di uno sbarramento nel 2012 che avrebbe minacciato l’impianto di depurazione.

Redazione

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