La paventata fusione comporterebbe che la banca di credito cooperativo perderà il nome e anche la sede centrale e diventerà una semplice succursale. Il comitato, con il presidente Michele Maccarone, contesta sia il metodo che il merito, con i quali il consiglio di amministrazione, ha agito, mettendo ai margini i soci, per fare una operazione che, se si dovesse realizzare, azzererebbe il sacrificio e l’impegno di tanti soci storici che hanno rischiato i loro capitali per dar vita all’allora banca rurale, nata circa 40 anni fa. Come spiegano il presidente e i soci che fanno parte attiva del comitato, la maggior parte dei soci non vogliono la fusione e sono in rivolta contro una decisione incomprensibile da ogni punto di vista. Sostengono inoltre che sono molti gli ex amministratori, tra cui anche alcuni presidenti, che hanno firmato la sottoscrizione, per opporre con determinazione il loro no a questo progetto, e quindi chiedono una assemblea ordinaria in cui ogni socio si possa esprimersi in modo libero, attraverso il voto segreto. Il presidente Maccarone afferma che sono stati molti i soci che si sono presentati in modo spontaneo; inoltre rileva che non si può chiedere agli stessi di esprimersi se non si forniscono in modo trasparente i termini dell’accordo che è stato preso. Tra i soci, racconta ancora il presidente del comitato contrario alla fusione, i primi a presentarsi per la sottoscrizione sono stati Francesco Pagnotta (mastru Ciccio) e Saverio Iannello, storici soci che hanno fondato la banca. Ma un ruolo di primo piano lo sta recitando anche l’ex vicepresidente dell’istituto di credito cooperativo, Gaudenzio Stagno, che avversa fortemente la decisione di distruggere l’identità e la funzione sociale per cui è nato l’istituto di credito cooperativo. Nel documento informativo che il comitato ha predisposto per informare i soci e i cittadini, vengono fornite alcune cifre, alla luce anche delle ispezioni effettuate da Banca d’Italia. Si evince che al 31 dicembre, a fronte di un utile da parte della BCC di San Calogero di oltre un milione di euro, per la banca di Maierato si parla di una perdita che sfiora i 5 miliardi; anche se – si precisa – non sono cifre ufficiali perché –ed è questo è il sospetto che viene avanzato – si nasconde la verità per ingannare i soci. “Ciò che non è chiaro – viene sottolineato ancora – è il motivo che spinge alcuni esponenti della BCC di San Calogero – compresa la direzione generale – a voler fare la fusione”. E più avanti si riporta il dubbio che interroga il socio, il quale “si chiede continuamente come mai una banca che è sul punto di essere messa sotto tutela, il cui bilancio non si sa quanto sia deteriorato, possa essere appetibile.” Vista la situazione i promotori del comitato chiedono che i soci possano esprimersi liberamente, e che siano informati in modo chiaro, senza ulteriori punti oscuri.
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