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Genova, percolato di Scarpino la soluzione in tre mosse

A causa delle piogge intense, dal 16 di gennaio a oggi, la vecchia discarica di Scarpino 1, nata nel 1968 e ormai in disuso, mai impermeabilizzata e impossibile da impermeabilizzare, produce circa 4.600 metri cubi di percolato al giorno, a fronte di una capacità massima di smaltimento di 3.000. I liquami, generati da una superficie di 540.000 metri quadrati, più o meno l’estensione del quartiere di Carignano, vengono riversati in apposite vasche per essere poi convogliati al depuratore di Cornigliano. In particolari condizioni climatiche, nonostante tutte le misure adottate per fronteggiare il fenomeno, compreso l’uso massiccio di autobotti, le acque della discarica tracimano dalle cisterne nel rio Cassinelle affluente del torrente Chiaravagna. Dagli esami compiuti dalla Asl 3 a Scarpino in base a dati di Arpal forniti su autorizzazione della magistratura ai fini della tutela della salute, non sono emersi pericoli per i cittadini che vivono e operano intorno al corso d’acqua inquinato dal percolato della discarica. Restano comunque in vigore le condizioni previste dalle precedenti ordinanze del sindaco che vietano, da decenni, ogni tipo di prelievo delle acque per qualsiasi utilizzo, sia per persone che per animali. Il problema del percolato, come hanno spiegato il presidente di Amiu Marco Castagna e il direttore generale, Pietro D’alema, presentando alla stampa alcune delle soluzioni prospettate da un gruppo di esperti, deriva paradossalmente dalla discarica chiusa e non da quella in funzione. Grazie  ad alcuni massicci interventi, la quantità di percolato, attraverso la realizzazione di una serie di “gronde” a corona, che hanno regimentato le acque bianche dei versanti, era stato abbattuto del 40 per cento, ma con la quantità di pioggia dei giorni scorsi, costante e martellante, la tenuta dei canali si è rivelata insufficiente. Per risolvere in maniera definitiva il problema, si legge nello studio, bisogna ridurre sensibilmente la produzione di percolato a “monte”, attraverso interventi di impermeabilizzazione della superficie, regimentazione delle acque, miglioramento della gestione del processo di abbancamento dei rifiuti. Vanno poi intercettati i rivi sotterranei che alimentano le sorgenti di Scarpino 1, per mezzo di trivellazioni e pozzi. Infine, deve diminuire, attraverso la raccolta differenziata, la quantità di rifiuti organici in discarica, per poi chiudere il ciclo realizzando un impianto di smaltimento ad hoc. Il fronte della “difesa” dal percolato si sposta poi a “valle” e prevede l’aumento della capacità di stoccaggio delle vasche, un incremento, in collaborazione con Iren, della capacità di depurazione dei liquami e, infine, la realizzazione di un nuovo impianto di smaltimento delle acque generate dalla nuova e dalla vecchia discarica direttamente a Scarpino.

Redazione

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