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Vibo Valentia fanalino di coda nella qualità della vita

Di seguito la nota dell’On. Francesco Bevilacqua, Presidente della Costituente Regionale di Fratelli d’Italia, in merito alla graduatoria delle province stilata sui dati relativi alla qualità della vita dai ricercatori dell’Università La Sapienza.

“Nove indicatori,presi in esame per stabilire la qualità della vita offerta dalle varie province italiane, “regalano” al territorio vibonese un posto da “fanalino di coda” nella graduatoria stilata dai ricercatori dell’Università La Sapienza.

Un risultato perfettamente in linea con quello ottenuto dal Presidente Scopelliti nel sondaggio Datamediasulla soddisfazione dei cittadini delle singole regioni riguardo i rispettivi presidenti, e, proprio per questo, preoccupante e quasi inquietante nella sua staticità.

Mentre il nostro Governatore ha attraversato la classifica, e partito dal podio ha guadagnato infine, in un tempo relativamente breve, gli ultimi posti, il territorio Vibonese, così come la Calabria ed il Sud in genere, mantiene ormai da tempo la posizione da ultimo della classe, balzando al primo posto, davanti a Crotone e Reggio Calabria, solo per il numero degli omicidi volontari.

Dati impietosi quindi che, nel tempo, non accennano al cambiamento e che, di certo, non sembrano voler essere modificati dalla blanda azione politica di chi, inevitabilmente,  “chiude”, le porte del proprio territorio ad un progresso che, nel caso della provincia vibonese, passa proprio da alcuni degli elementi presi in esame dallo studio dell’Università capitolina: strutture sanitarie e sistema salute  oltre che servizi finanziari e scolastici, lavoro ed ambiente.

La Calabria è da sempre fucina di intelligenze che non riesce però a sfruttare a proprio vantaggio, mandiamo i nostri figli a studiare “fuori”, li mettiamo in condizione di acquisire insieme conoscenze e competenze invidiabili, ma non diamo loro la possibilità di riportare a casa il knowhow di un paziente e faticoso successo costruito nel tempo, non è in grado insomma di creare le condizioni ideali a favorire un ritorno di professionalità pari all’investimento.

Quello a cui la politica regionale e locale dovrebbe aspirare  è un cambiamento radicale e profondo della propria azione e, di conseguenza, della qualità della vita offerta a chi in Calabria non decide solo di restarci, ma anche e soprattutto, a chi vorrebbe tornarci, mettendo a disposizione della propria terra d’origine la professionalità necessaria ad invertire una tendenza autodistruttiva determinata da scelte poco attente ai bisogni della popolazione.

La decisione di destrutturare, fino a ridurre a lumicino, l’offerta sanitaria di un sistema già in difficoltà, come nel caso dell’ospedale di Serra San Bruno ed anche Tropea, ad esempio, non può più rappresentare l’azione politica salva-sprechi in una regione che mantiene intatti privilegi lontani da ogni logica di crescita e sviluppo”.

Redazione

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