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Il giudizio di Monti sul posto fisso altra boutade del presidente del Consiglio

Disoccupati, cassi integrati, precari, licenziati, su con la vita e continuate a stare… allegri. Pensate a coloro che, invece, devono sopportare la monotonia del posto fisso. Alzarsi ogni mattina sempre alla stessa ora; recarsi sullo stesso posto di lavoro; ritornare a casa annoiati per aver fatto la stessa cosa o quasi nelle ore lavorative; controllare ad ogni fine mese la cedola della paga e programmare le spese. Una vera monotonia che alla lunga potrebbe essere insopportabile. Beati coloro che non la vivono e che possono trascorrere il tempo pensando ad altro senza l’assillo del lavoro.

L’attuale Governo è chiamato il Governo dei professori.

Se quanto detto dal presidente prof. Mario Monti durante la trasmissione Matrix fosse stato detto da lui stesso ad una lezione di economia in una qualsiasi università, ci sarebbe stato di che pensare per la qualità dei futuri economisti, oggi studenti che avrebbero assistito alla lezione.

Ma non criminalizziamo il presidente del Consiglio Mario Monti, forse era “emozionato” per la presenza ad una trasmissione di una rete televisiva di proprietà dell’ex presidente Berlusconi ed ha voluto imitare l’ex Ministro Brunetta, sostenitore del posto precario.

Avrebbe, invece, dovuto affermare il prof. Monti: il posto fisso può diventare una monotonia quando l’impresa cui sono occupati non ha una solidità economica per mancanza di produttività. È in questo caso che le giornate lavorative trascorrono con il pensiero di rimanere disoccupati e tutto il resto diventa, come diceva il cantante Franco Califano, noia.  Per evitare che accada ciò, lo stato deve mettere in campo gli strumenti idonei per aiutare le imprese esistenti a produrre di più e meglio e promuovere iniziative per farne nascere altre. Solo così si mantiene l’occupazione e si aumenta. Altra strada per diminuire il dramma del non lavoro che sta vivendo l’Italia, in modo particolare il Sud, non esiste.

Crotone è il simbolo di tale tragedia. La deindustrializzazione ha cancellato completamente il mondo del lavoro ed all’orizzonte non si intravede una soluzione. I giovani rimasti in Città sono coloro che ancora studiano. Terminato questo ciclo emigrano o per continuare gli studi universitari, o in cerca di occupazione. I pochi giovani impossibilitati a fare l’uno o l’altro, vagano per le vie cittadine con l’intento d’incontrarsi con qualche coetaneo per scambiare qualche battuta su come trascorrono la giornata. Adesso per questi giovani non sarà più così, il prof. primo ministro ha trovato l’antidoto per renderli più felici.

Redazione

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