“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”, affermava il politico e filosofo britannico Edmund Burke, già nella seconda metà del ‘700. Una frase che, incisa in trenta lingue diverse, campeggia su un monumento collocato nel campo di concentramento di Dachau, un monito che non può lascare indifferenti.
Norma Cossetto era una studentessa universitaria di origine italiana presso l’Università di Padova e nativa dell’Istria, che ebbe un destino tragico nei mesi che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale, essendo stata vittima delle violenze legate alle foibe.
Nata il 17 maggio 1920 a Visinada, un’area che all’epoca apparteneva al Regno d’Italia e oggi è conosciuta come Visinada in Croazia, cresciuta in un contesto familiare italiano. La sua esistenza fu sconvolta nel settembre del 1943, dopo l’armistizio di Cassibile, quando l’area della Venezia Giulia fu occupata dalle forze tedesche e dai partigiani jugoslavi, trasformando la regione in un ambiente pericoloso per gli italiani. Il 4 ottobre 1943, Cossetto fu rapita dalla sua abitazione da partigiani comunisti jugoslavi, subendo abusi e torture prima di essere tragicamente lanciata in una foiba, morendo a causa delle ferite o per annegamento, dato che alcune di queste cavità naturali contenevano acqua.
La tragica scomparsa di Norma Cossetto è diventata simbolo delle sofferenze patite dagli italiani in Istria, Fiume e Dalmazia durante e dopo il conflitto, rappresentando il dolore dell’esodo giuliano-dalmata e delle tragedie delle foibe. Norma Cossetto è stata onorata come martire delle persecuzioni etniche e politiche, riconosciuta postumamente con la Medaglia d’oro al merito civile.
La sua memoria è tenuta viva attraverso commemorazioni, ricerche storiche, opere letterarie e cinematografiche, testimoniando le complicate vicende storiche e le sofferenze subite nella regione di confine dell’Italia orientale.
Le foibe sono cavità geologiche, alcune naturali e altre artificiali, prevalentemente situate nell’area del Carso, che si trova al confine tra il nord-est dell’Italia e la Slovenia. Questi abissi hanno acquisito una triste notorietà durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, essendo stati utilizzati per l’esecuzione di migliaia di persone in quello che è stato un periodo di atrocità.
Questi atti di violenza furono compiuti principalmente dalle forze partigiane jugoslave e dal successivo regime comunista di Josip Broz Tito. Le vittime furono di varie nazionalità ed etnie, inclusi italiani e croati, accusati per lo più di fascismo, collaborazione con le potenze occupanti nazifasciste o opposizione al comunismo. Gli episodi più efferati si verificarono principalmente dopo il conflitto, in particolare negli anni 1945 e 1947, benché atti di violenza si fossero registrati anche durante la guerra.
Il tema delle foibe, insieme all’esodo giuliano-dalmata, che si riferisce alla deportazione e fuga di centinaia di migliaia di individui dalle loro abitazioni in Istria, Fiume e Dalmazia a seguito dell’annessione di queste aree alla Jugoslavia, rappresenta un capitolo difficile e complesso della storia italiana e jugoslava. Recentemente, questi eventi hanno iniziato a ricevere maggiore riconoscimento e sono stati oggetto di ricerche storiche dettagliate, facilitando una migliore comprensione di questo oscuro periodo storico. In Italia, il 10 febbraio è stato istituito come il “Giorno del Ricordo” per onorare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, servendo come un momento di riflessione e memoria collettiva su questi tristi capitoli della storia.
Il vandalismo delle panchine dedicate al ricordo delle vittime, così come altri atti di vandalismo su monumenti o memoriali, può essere motivato da diversi fattori, tra cui:
Per contrastare il vandalismo di panchine e memoriali dedicati al ricordo delle vittime, è fondamentale lavorare su educazione, sensibilizzazione e dialogo comunitario. Questo può includere programmi educativi che spiegano l’importanza del rispetto per la memoria storica, l’installazione di telecamere di sicurezza per scoraggiare i vandali, e la promozione di iniziative che incoraggiano la riflessione e la comprensione dei valori dietro questi memoriali.
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