Economia

Pensioni, tutte le novità a partire dal 2023

L’annuncio, in esclusiva su Il Messaggero, del Sottosegretario all’Economia del Governo Meloni, Federico Freni, è di quelli che fanno notizia: la pensione del futuro scatterà con 41 anni di contributi. “Un metodo e non uno spot” ha detto il leghista, che spiega anche come l’inserimento dell’indicazione anagrafica dei 62 anni sia legata al soddisfacimento di ragioni di costo, mentre il futuro è quello dell’azzeramento del limite di età.

Una notizia che si aspettava da tempo, ma che deve essere ancora confermata. Quello che è certo è che nella Legge di Bilancio in approvazione in questi giorni al Senato è prevista una nuova finestra per le pensioni in anticipo nel 2023. Le opzioni sono diverse e partono innanzitutto dallo stop all’aspettativa di vita, che permette di agganciare il pensionamento di vecchiaia anticipato con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Restano in ballo poi anche altre opzioni, come quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi), con una riduzione del 2,2% dell’importo della pensione per ogni anno di anticipo. Non c’è limite anagrafico ma solo il prerequisito dei 41 anni di contributi per lavoratori che rientrano nelle categorie dell’APE Sociale: dipendenti in stato di disoccupazione, lavoratori che da almeno 6 mesi assistono il coniuge o un parente di primo grado con grave disabilità, i lavoratori con invalidità civile superiore o uguale al 74%, i lavoratori che svolgono attività usuranti o che le hanno svolte per almeno 7 degli ultimi 10 anni lavorativi.

Una vera e propria selva di numeri, di dati, di limiti anagrafici e di anni di contributi. Una giungla in cui orientarsi è sempre più difficile. Per questo molti italiani hanno iniziato a guardare a strade alternative, come ad esempio quella dei fondi pensione aperti e chiusi, soluzioni che si possono affiancare benissimo alla pensione tradizionale e che rappresentano un buon piano personale di risparmio. La differenza è semplice: i fondi pensione chiusi sono quelli che fanno riferimento a una categoria specifica di lavoratori (come quelli del comparto meccanico, oppure ferroviario, e così via) oppure a un determinato luogo geografico; i fondi pensione aperti sono invece uno strumento di previdenza privato, pensato proprio per i singoli lavoratori.

Una soluzione alternativa valida e con molti vantaggi, soprattutto in tempi di incertezza come quelli che stiamo vivendo. In attesa che i banchi della politica diano risposte certe.

Redazione

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