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Effetto Ibra sul Milan: rendimento da scudetto

Quando il suo aereo è atterrato a Milano, sui sismografi nazionali si è registrata una magnitudo fortissima. Più che i palazzi e la terra, però, a tremare sono stati i polsi, le tempie, il cuore. Degli avversari, ovviamente, ma soprattutto dei tifosi milanisti. 

Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic in maglia rossonera è una scossa di emozioni, di brividi forti, di onde sismiche sulla schiena e nel cuore. Solo due anni insieme, ma di quelli intensi. Più di ottanta partite, più di cinquanta reti. Una supercoppa italiana e uno scudetto scolpito sul petto. Poi otto anni di separazione. Prima a Parigi, altri cento gol, altre vittorie a raffica. Poi a Manchester, dove era dato per fatto, per finito, soprattutto in seguito alla rottura del legamento crociato anteriore e posteriore. Ibra torna, si prende il suo spazio e poi, come un Cristoforo Colombo del calcio, va a conquistare il nuovo mondo. Altri cinquanta gol, altre cinquanta presenze, con la maglia dei Los Angeles Galaxy. Per poi tornare. Ancora. 

Ormai è un vecchio”, “è finito”, “giocare negli States non è come giocare in Serie A”. Il dibattito si acceso sin da subito, tra favorevoli e contrari, tra romantici e realisti. La cosa migliore da fare, per analizzare il ritorno di Ibra, è proprio sposare quest’ultima visione. Essere realisti. Lo svedese per forza di cose non potrà essere lo sesso centravanti schiacciasassi del passato. Ma ci sono cose che non si perdono mai, neanche col passare del tempo. La voglia di vincere, innanzitutto, la dedizione nel lavoro. “Con Ibrahimovic basta la presenza, fa pauraha detto Samu Castillejo a Milan TvDa quando è arrivato il livello di allenamento e delle partite, o dei torelli è alto. Quando sbaglia chi è vicino a lui lo guarda male, come per dire di svegliarsi. Fa aumentare il livello della qualità“. Il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene. Ibra, innanzitutto, è questo. È l’attenzione sempre alta, la precisione, la maniacalità. 

Non è di certo un caso che il ruolino di marcia della squadra di Pioli, adesso, è totalmente diverso rispetto a inizio anno. 3 vittorie consecutive nelle ultime 3 giornate contro Cagliari, Udinese e Brescia. Un passo che la Gazzetta dello Sport ha definito “da scudetto”: nelle quattro partite con lo svedese in campo i rossoneri hanno infatti totalizzato 10 punti, il miglior rendimento del campionato insieme a Lazio e Verona. Così, piano piano, la quota che vuole il Milan tra le prime 4 della Serie A si abbassa sempre di più: adesso è a 7.50. Certo, la Champions League è un obiettivo irrealistico, ma lo sembrava anche l’Europa League fino a qualche settimana fa.

Adesso, invece, è possibile. Merito, soprattutto, dell’effetto Ibra. 

Redazione

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