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Manuela Bailo è morta per una lite per un tatuaggio

Qual’è il movente che ha spinto Fabrizio Pasini ad uccidere Manuela Bailo? La giovane sindacalista sarebbe morta per un futile litigio per un tatuaggio. A sostenerlo è stato Pasini quando ha ammesso di avere spinto lungo le scale della casa della madre, ad Ospitaletto, la ragazza di 35 anni di Nave. “Dovevamo fare un tatuaggio insieme, un simbolo per noi – ha spiegato Pasini ricordando quello che è accaduto il 29 luglio – Io mi sono fatto le iniziali dei figli e lei se l’è presa perché avrebbe voluto una cosa più nostra. Ero stanco, indolenzito dopo la caduta che mi ha fatto finire fino all’alba al pronto soccorso con una costola incrinata e con mia moglie che mi stava cercando con insistenza. Ci siamo messi a litigare e ho spinto Manuela come per allontanarla ed è caduta dalle scale che scendono verso l’interrato della casa. Non volevo farle male”. L’autopsia ha confermato la presenza di una frattura sul cranio della Bailo, ma la lesione non sarebbe sufficiente a giustificare la morte della trentenne. “Ci sono altre concause” ha specificato il medico. La donna potrebbe essere morta dissanguata o soffocata. Non sarebbe morta sul colpo. I tanti giorni trascorsi dalla morte al ritrovamento del cadavere hanno deteriorato il corpo. La carotide è stata consumata dalla lunga esposizione all’aria. Al momento è difficile individuare ed isolare eventuali segni di strozzamento o strangolamento. Fabrizio Pasini, sindacalista di 48 anni, sposato e padre di due figli, da lunedì è in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. “Quando l’ho vista in terra non ho capito più nulla” ha dichiarato al suo avvocato Pietro Paolo Pettenadu. “Dovevo chiamare i soccorsi e invece sono entrato nel panico. Ho visto il sangue per terra e credevo fosse morta”. “Ho visto che c’era del sangue e aveva perso i sensi – ha spiegato agli inquirenti – L’ho portata nel bagno della cantina e ho cercato di rianimarla con dell’acqua. Lì ho visto che perdeva tantissimo sangue. Ho pensato fosse morta. L’ho lasciata in quella stanza, ho ripulito le scale perché non volevo che i parenti che abitano al piano di sopra potessero insospettirsi e me ne sono andato a casa”. Ventiquattro ore dopo l’omicida è tornato nella casa della madre, ha messo il corpo di Manuela in un sacco e l’ha portato fino ad Azzanello, nel Cremonese, dove l’ha nascosto nella vasca per la raccolta dei liquami di una cascina dove più volte si era recato con alcuni amici per giocare a softair.

Redazione

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