Davvero arduo costituire un governo di unità nazionale in Irlanda del Nord. Nel Paese regna l’instabilità dopo il recente voto in cui i repubblicani dello Sinn Fein hanno prevalso sugli unionisti del Dup.
Da parte sua lo Sinn Fein mantiene aperta la strada di una gestione “condivisa”. Ma sarà dura arrivare ad un accordo. A guidare le trattative per i cattolici è Michelle O’Neill, ex Ministra del governo della regione autonoma. La leader di 40 anni ha condotto lo Sinn Fein alla quasi parità con gli avversari del Democratic Unionist Party, partito protestante filo Londra con 28 seggi al Dup e 27 allo Sinn Fein. Insieme ai partiti minori, i nazionalisti indipendentisti contano 39 deputati contro i 38 di quello unionista pro-britannico.
Dopo la Brexit sia Dublino che Belfast, puntano ad uno status speciale per l’Irlanda del Nord che le consenta di rimanere in Europa. Altrimenti lo Sinn Fein vuole un referendum in tutta l’Irlanda (Nord e Sud), per la riunificazione dell’isola.
Ne vuole fare uno anche la Scozia, che come l’Irlanda del Nord ha votato contro la Brexit e ne vuole indire un altro per ottenere l’indipendenza e rimanere nella Ue. Il Regno Unito perdendo 2 regioni su 4 sarebbe ridotto a una Little England più il Galles.
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