La tentazione è forte. Matteo Renzi ha cercato la rottura a tutti i costi. Ha personalizzato il referendum per misurare le sue forze in campo. Ha raccolto il 40% di Si di fatto da solo e contro la ditta del Pd.
Non ha atteso un secondo di più per lasciare Palazzo Chigi e tenersi le mani slegate in vista di una campagna elettorale in cui portare a compimento il suo proposito: un Partito della Nazione con la regia di Denis Verdini. Visto che non è riuscito a piegare le resistenze della minoranza dem, dato che questo Partito Democratico agli italiani piace davvero poco, l’ex Premier vorrebbe forzare il banco. Lasciare il Pd che affonda e guardare al centro. Vorrebbe capitalizzare il Partito del Si che è tutto suo (40%) al contrario del Partito del No formato per metà da grillini (30%), un quarto da leghisti (15%) e un altro quarto da Pd (15%).
Il congresso si terrà “realisticamente tra febbraio e marzo”. Lo anticipa il presidente dem Matteo Orfini a “In mezz’ora”. Sull’ipotesi scissione si impegna ad evitarla. “Ho trovato dolorose le immagini di chi brindava con Grillo alla vittoria del No”. Un modo sibillino per intestare ai dem la paternità della sconfitta referendaria e cavalcare nell’altro 40% del Paese la voglia di renzismo.
Matteo Renzi sostiene di essersi ritirato a vita privata. In realtà tesse la tela e punta sulle crepe sia nel centrodestra e nel centrosinistra. La sua sfida a Beppe Grillo potrebbe partire lasciando quel che resta del Pd.
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