Non si può negare il fatto che gli alimenti prodotti con tecniche industriali abbiano suscitato in noi, almeno una volta, dei dubbi sulla qualità, preparazione e capacità di conservazione. In effetti pensare al processo produttivo di alcuni alimenti che raggiungono le nostre tavole potrebbe infondere un po’ d’agitazione. Il percorso all’interno degli impianti dell’industria alimentare è complesso, dalle impastatrici di enormi dimensioni, alle macchine di miscelazione, di riscaldamento, di dispersione, senza riflettere su tutti i litri di composto fluido che vengono trasferiti e dosati per mezzo di specifiche pompe volumetriche, fino alla cottura e alla trasformazione in prodotti finiti. In quest’articolo non ci si vuole schierare né dalla parte dei pro né da quella dei contro, saranno analizzati aspetti negativi quanto positivi e si forniranno alcuni consigli utili.
La maggior parte dei prodotti alimentari industriali è ricca di grassi e di zuccheri ed è priva di fibre, vitamine e minerali. Un esempio su tutti sono i dolciumi acquistati al supermercato, ricchi di zuccheri e di additivi.
Spesso i cibi confezionati sono “modificati” con alcune componenti che ci rendono sazi e ci trasmettono una sensazione di benessere che crea dipendenza, che suscita il continuo desiderio di quel cibo.
Partendo dalla constatazione che gli alimenti industriali non sono molto nutrienti, è facile affermare di conseguenza che il consumo di prodotti di questo genere può portare a disturbi dell’organismo, all’aumento del peso, fino anche all’obesità.
L’assenza di fibre naturali può provocare squilibri anche all’interno dell’apparato digerente, che influenza molti aspetti della nostra salute e del nostro benessere complessivo.
Può sembrar strano ma numerosi studi sulle proprietà nutritive e sul tema alimentazione hanno evidenziato alcuni benefici che gli alimenti industriali possono contenere, proprio in base al particolare processo produttivo.
Congelare le verdure subito dopo la raccolta preserva i valori nutrizionali (perché si usa solo il gelo senza aggiungere conservanti), così come la pastorizzazione del latte riduce il rischio di contaminazione.
Il sottovuoto e le altre tecniche di conservazione danno la possibilità di avere sempre più prodotti alimentari a disposizione e per più tempo, senza intaccare i principi nutritivi. Alcuni ingredienti come gli antiossidanti naturali, allontanano i batteri alimentari senza nessun rischio per la salute dell’uomo.
Gli allevamenti di grosse dimensioni, in teoria, sono quelli più soggetti a controlli per quanto riguarda igiene e benessere animale; in più gli allevamenti in stalla hanno un impatto alimentare minore, anche se sono più costosi quanto all’utilizzo di risorse, come l’acqua.
Per quanto riguarda la verdura confezionata alcuni studi sulle filiere hanno evidenziato come la produzione di insalata in busta generi meno sprechi perché raccolta in modo differenziato e i cui scarti sono avviati subito al compostaggio.
Adesso, qualche consiglio utile da seguire quando si è in un supermercato, con il carrello vuoto e con un’ampia varietà di scelta.
Lo sapevate che la lunghezza degli ingredienti presenti nell’etichetta è sintomo di genuinità del cibo? Quanto più è corta, più siamo sicuri che il prodotto è meno elaborato e più semplice. Lo sapevate che la lista degli ingredienti è in ordine di presenza? Il primo ingrediente è quello presente in maggiori quantità, dell’ultimo ci potrebbero essere solo alcune tracce. Questo è utile nel confronto tra prodotti (tra quelli simili), per capire per esempio quale contiene meno zucchero, solo in base alla posizione nell’etichetta. Le scritte che devono interessarti maggiormente, non sono quelle di grandi dimensioni poste sul davanti della confezione, ma quelle in piccolo poste sul retro. A cosa devi stare attento? Agli additivi chimici, ai conservanti e ai coloranti, all’anidride solforosa, al sale e allo zucchero che non servono come conservanti, ai nitriti e nitrati (da evitare in grandi quantità), ai polifosfati, alla margarina e ai grassi idrogenati.
Si consiglia l’utilizzo dei legumi o di altre verdure conservati nel vetro (che è un materiale che non rilascia sostanze con il tempo). Vanno bene anche i prodotti in tetrapack o lattina, se gli ingredienti di cui si compongono sono soltanto legume, liquido di conservazione e sale. No agli zuccheri o ai conservanti perché non sono necessari.
Anche se risulta difficile conoscere la provenienza di tutti i prodotti tieni presente che tutte le industrie che utilizzano carne fresca e nostrana ci tengono a scriverlo chiaramente sulla confezione. Allo stesso modo i produttori di passata di pomodoro, che devono specificare per legge, la zona d’origine dei vegetali.
Si consiglia di puntare ai cibi sottozero semplici, che abbiano una lista di ingredienti facile e trasparente. La tecnica di surgelazione permette la lunga conservazione senza additivi aggiunti e preserva i principi nutritivi. Attenzione però ai cibi pronti, i quali spesso sono trattati con esaltatori di sapore di bassa qualità.
Inutile da dire che bisogna preferire le bevande che contengono frutta al 100%, senza zuccheri aggiunti. La dicitura “succo e polpa” indica che la frutta è presente al 50% e che il resto è acqua più zucchero. Le aranciate o le limonate possiedono additivi, oltre all’anidride carbonica.
Devi sapere che da Dicembre 2015, l’etichetta alimentare è divenuta obbligatoria e pertanto, contiene tutti i dati riferiti al valore energetico del prodotto, ai grassi, alle proteine. Queste informazioni sono molto utili per scegliere il prodotto migliore. Per concludere, è ovvio che la preparazione in casa con materie prime fresche, biologiche e km zero è preferibile in quanto a sapore e a valore nutritivo, ma non per questo si deve demonizzare il cibo industriale. Piuttosto, impegniamoci insieme nella lettura delle etichette per consumare i giusti alimenti.
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