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Ashley Olsen, Diaw Cheikh Tidiane non era uno spacciatore, escluso gioco erotico

Si difende il senegalese accusato dell’omicidio della trentenne americana. Non voleva uccidere. Al termine di un rapporto sessuale consenziente, racconta l’africano, Ashley Olsen avrebbe cercato di mandarlo via da casa in maniera brusca dicendo che stava per arrivare il suo fidanzato. Avrebbe ribattuto che: “non sono mica un cane”. L’avrebbe quindi spinta, facendole battere la testa. I segni di strangolamento, a suo dire, sarebbero legati al fatto che avrebbe cercato di rialzarla.

“Le due fratture al cranio e altre lesioni avrebbero procurato la morte della donna”, ha precisato il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo. Finora si era parlato solo dello strangolamento. Ma “l’omicidio ha avuto sia un’azione contundente, sia un’azione di strangolamento”, ha spiegato. Tale violenza tende a escludere il gioco erotico finito male. “Non ce n’è alcuna traccia”.

“E’ possibile che i due non fossero lucidi”, ha affermato il procuratore. “Aspettiamo gli esami tossicologici su Ashley. Abbiamo elementi per pensare che avessero assunto sostanze che non li rendevano lucidi, alcol di sicuro, forse altro”.

L’americana e il senegalese, ha precisato poi il procuratore, “non risulta che si conoscessero” prima dell’incontro poi risultato fatale. Diaw è stato fermato in via Andrea del Castagno a Firenze, dove viveva. Sarebbe fuggito dalla casa dell’americana portando via il suo telefonino e inserendovi la propria scheda sim. Sembra che i due si fossero conosciuti la sera stessa in discoteca, al Montecarla.

Contrariamente a quanto si era appreso, è stato smentito dalla Procura che il giovane senegalese fosse “uno spacciatore”. Non risultano precedenti penali. Ha raccontato che, per vivere, si arrangiava con “piccoli lavori” come la distribuzione di volantini di discoteche. L’uomo si trova in carcere a Sollicciano.

Diaw non era “in regola” con il permesso di soggiorno ed era arrivato in Italia quattro mesi. A Firenze si era ricongiunto col fratello. L’africano è accusato di omicidio aggravato per la “crudeltà” contro “una persona debole, non in grado di difendersi”, ha precisato Creazzo.

Tra le prove che hanno fatto scattare il fermo per il senegalese ci sono i risultati delle analisi del Dna. Dalla casa sono stati presi reperti biologici, un profilattico e una cicca di sigaretta nel bagno, che grazie ad uno stratagemma degli investigatori è stato poi possibile comparare con il Dna del sospettato.

Redazione

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