Proprio perché aveva l’abitudine di uscire con la scorta d’acqua, il padrone di un “Rex” si è visto confermare dai supremi giudici l’assoluzione ricevuta in appello, dopo la condanna in primo grado. Il dettaglio dell’acqua al seguito, spiega la Cassazione nella sentenza 7082, dimostra che l’imputato si era preoccupato di minimizzare i danni.
Un po’ d’acqua fa venir meno il dolo, elemento richiesto perché sussista il reato di imbrattamento, rinvenibile nell’atteggiamento del padrone incivile che se ne frega se il cane sporca.
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