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Sirmione ritrova il suo gioiello Longobardo

“San Pietro in Mavinas finalmente è stata riaperta al pubblico. Dopo quasi nove anni è stata restituita ai Sirmionesi e ai tantissimi ospiti che la vengono a visitare. Il restauro è stato radicale e ha toccato il tetto, la pavimentazione, il riscaldamento e la messa in luce dell’area presbiterale della chiesa precedente del V secolo. Grazie dunque a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno collaborato alla sua realizzazione.” Con queste parole, Mons. Evelino Dal Bon, parroco di Sirmione, apre la cerimonia di inaugurazione della chiesa, a conclusione dei lavori finanziati da Arcus, Società costituita dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. I restauri si collocano all’interno del progetto Langobardia fertilis che ha lo scopo di individuare, recuperare e valorizzare le testimonianze storiche, archeologiche, architettoniche e artistiche relative alla presenza dei Longobardi in area bresciana. Per tutelare il cosiddetto “distretto dei Longobardi” – cioè l’area che comprende la pianura, il pedemonte e le zone meridionali delle valli bresciane – Arcus ha stanziato infatti un contributo di 300.000 euro, di cui 200 sono stati impiegati per la copertura e valorizzazione degli scavi di San Pietro.

“La rinascita di un gioiello come S. Pietro in Mavinas costituisce una grande opportunità per tutto il territorio, e accende i riflettori sulla nostra ricchissima storia comune. – afferma Silvia Razzi, Assessore al turismo e alla cultura della Provincia di Brescia, nel corso dell’inaugurazione – Questa storia rappresenta per noi oggi un patrimonio insostituibile, sul quale dobbiamo puntare nell’accogliere i visitatori che, sempre più numerosi, si affacciano a scoprire le bellezze dei nostri luoghi. Dalla nostra capacità di intercettarli, costruendo dei percorsi attrattivi come quello di Langobardia Fertilis, che invitino il turista a fermarsi e a tornare, per godere delle nostre ricchezze, dipende il futuro del turismo della provincia”.

Soddisfatta e orgogliosa anche l’Architetto Raimondi, che ha diretto i lavori: “Con la fine di questo cantiere si conclude una fase importante del nostro contributo (Studio   Feiffer & Raimondi) iniziato esattamente dieci anni fa presso la chiesa di San Pietro in Mavino. Se da un lato gli importanti ritrovamenti archeologici hanno rallentato i lavori di conservazione previsti – per i quali abbiamo iniziato la nostra collaborazione – dall’altro hanno di sicuro apportato fondamentali testimonianze della complessità e della stratificazione della cultura di questo territorio. Il progetto iniziale si è quindi modificato, per cercare di coniugare le esigenze della liturgia con la presenza dei reperti archeologici e visibili nella zona absidale. Le numerose tombe presenti invece nella navata e all’esterno della chiesa sono state occluse, ma, grazie al contributo della Parrocchia di S. Maria della Neve, è stato possibile effettuare un rilievo tridimensionale laser scanner che ha fissato nello spazio le geometrie dei ritrovamenti    e che in un futuro, speriamo prossimo, potranno essere utilizzate per divulgare quanto non più visibile”.

Redazione

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