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Milano, Villa Caimi recupero dello storico edificio a Quarto Oggiaro

Cultura, piccole attività artigianali e commerciali, spazi per giovani e studenti. Queste le linee guida per il recupero di Villa Caimi Finoli, definite nella delibera approvata ieri dalla Giunta: saranno alla base del bando che il Comune aprirà nei primi mesi del 2014.

Villa Caimi Finoli, a Quarto Oggiaro, fu costruita nel ‘700 con una grande parco attorno. Seppur di proprietà del Comune dal 1996, da allora non è mai stato fatto nulla di concreto per la sua riqualificazione. Ora il Comune ha individuato una quota di investimento pari a circa 1 milione 700 mila euro che, unita a contributi privati, potrà consentire il recupero di questo luogo da troppo tempo abbandonato. Un recupero possibile anche per fasi, con iniziative dal basso che coinvolgano la città.

“Vorremmo che questa antica villa torni ad essere luogo vivo – ha dichiarato la vicesindaco con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris -. Villa Caimi Finoli potrebbe essere molto adatta per offrire ospitalità a studenti, avviare esperienze di co-housing, di artigianato e piccolo commercio, oltre che dare spazio ad attività culturali e servizi. La villa, durante il ‘900, è stata un luogo di incontro e ospitalità: negli anni ’30 era un orfanotrofio, negli anni della seconda guerra mondiale accolse cittadini sfollati, negli anni ’50 italiani immigrati a Milano da altre regioni. E poi, è importante ricordare che è un luogo storico per la nostra città, perché qui, per alcuni anni, si sono svolte le riunioni di riflessione e confronto sul destino sociale e politico del Paese del gruppo di Giuseppe Dossetti”. La villa è stata costruita nel ‘700, come casa di campagna della famiglia Caimi.  Il complesso originario comprendeva, oltre alla casa padronale, una cascina con corte e parco; al cortile si accedeva per un viale alberato e un arco d’ingresso, fiancheggiato dalle costruzioni destinate a stalle e fienili. Il parco di Villa Caimi confinava con quello di Villa Scheibler. Anche il destino delle due ville fu, in un certo senso, collegato. Nel 1921 il conte Scheibler, pieno di debiti, dovette vendere tutte le sue proprietà alla Società Quartieri di Vialba. Il consigliere delegato di questa società, il ragionier Cesare Finoli ne divenne il proprietario.

Negli anni ’30 ospitò un orfanotrofio femminile, affidato alle Suore del Preziosissimo Sangue. Durante la seconda guerra mondiale la villa accolse molti cittadini sfollati. Nel 1948 gli ex onorevoli Giuseppe Lazzati e Giuseppe Dossetti ne fecero una sorta di eremo per il loro gruppo di laici consacrati, i Milites Christi, di cui faceva parte anche il fratello dei proprietari della villa, Guido Finoli. Dopo il ritiro di Dossetti dalla politica, nel 1956 la villa divenne un pensionato Acli per i lavoratori che venivano da fuori Milano; anche l’Opera Bonomelli, che la gestì in seguito, la utilizzò per ospitare circa 150 italiani immigrati dal Veneto e dal Sud Italia. Nel 1963 il pensionato fu chiuso, e da quel momento iniziò il degrado della villa. Nell’83 i Finoli vendettero il complesso alla società Parco del Vivaio, che si riuscì a inserirsi nel cosiddetto “piano integrativo” (legge Verga, 1986), contro il parere del Consiglio di Zona, e a lottizzare l’area. La convenzione firmata con l’Amministrazione prevedeva la costruzione di 30 mila metri cubi di abitazioni e 150 box, e la cessione al Comune della Villa Caimi e parte del terreno, 7.800 metri quadri in tutto, da destinare a uso pubblico. La cascina fu distrutta e sorsero i nuovi edifici, abitati dal 1996. Da allora nulla di concreto fu fatto per recuperare la villa.

Redazione

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