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Genova, a Oregina rievocato l’Inno di Mameli e il che l’inse?

Due momenti storici di fondamentale importanza, celebrati in un’unica cerimonia. E’ successo questa mattina sul piazzale del Santuario di Oregina, dove ogni anno si ricordano le date del 5 dicembre 1746 e del 10 dicembre 1847, rispettivamente la cacciata degli austriaci e la prima volta in cui si intonò l’inno di Mameli. “Nella giornata di oggi – ha detto il sindaco Marco Doria dal palco – abbiamo compiuto un percorso nella nostra storia dai fatti del 1746 a quelli del 1847. Nel 1746 una ribellione della popolazione che voleva la libertà della città oppressa da una dominazione straniera. Poi, con un salto di un secolo, 101 anni, abbiamo ricordato la manifestazione del 1847: dietro il tricolore i 30 mila cittadini che chiedevano non soltanto libertà ma anche diritti e una costituzione che, allora nel regno di Sardegna, non esisteva”. I patrioti erano saliti al santuario di Oregina per un voto fatto alla Madonna dalle autorità genovesi il 5 dicembre del 1746: se gli austriaci che occupavano la città fossero stati cacciati, tutti sarebbero saliti al santuario per lo Scioglimento del Voto. Nel ricordo del sindaco anche un richiamo alla Liberazione, terza grande lotta di popolo contro l’oppressione straniera. “A distanza di un altro secolo nel 1945 – ha continuato Marco Doria – ci fu un’altra vicenda storica fondamentale. Il 26 aprile, dalla stazione radio di Granarolo, Paolo Emilio Taviani, per il comitato di liberazione nazionale, annunciò la avvenuta liberazione di Genova dai nazifascisti. Nel 1945 il popolo chiedeva non solo libertà e diritto ma anche giustizia sociale”. In tre secoli, ha sottolineato il sindaco, le aspirazioni del popolo si ampliarono, dalla libertà ai diritti costituzionali, ai diritti sociali. “La storia ci insegna non solo l’importanza di grandi obiettivi per una società più giusta – ha concluso il sindaco – ma anche il modo per raggiunge questi obiettivi. Occorrono l’impegno, lo spirito di sacrificio, il rispetto degli altri e delle regole, bisogna aver voglia non solo di rivendicare ma anche di costruire, sopportando tutto il sacrificio che questo può comportare”. La cerimonia, aperta dall’esecuzione di brani risorgimentali da parte della Banda Storica di Rivarolo, è continuata con la rappresentazione teatrale “Che l’inse!”, rievocativa del gesto del “Balilla”, a cura di “Oregina in rete “. Sulla scalinata antistante il Santuario è andata in scena, nella rappresentazione di un personaggio dell’epoca realmente esistito, suor Bettina, la narrazione delle tappe dell’insurrezione, che si vuole iniziata dal lancio del sasso da parte di un giovane popolano Gian Battista Perasso, e del clima politico e religioso ( grande era la devozione dei genovesi per la Madonna apparsa proprio nel santuario di Oregina) che si respirava nella Genova del ‘700. Dopo la rievocazione storica è stata celebrata la Santa Messa dal Vicario generale Monsignor Marco Doldi. Le ingiustizie, ha detto nella sua Omelia il prelato, non piacciono né a Dio né agli uomini. La vicenda del Balilla ci insegna che al sopruso e alla ingiustizia bisogna porre un limite. Ognuno di noi deve portare con sé un impegno di amore per la nostra città, sentendola casa propria, conoscendone la storia, non trascurando che nel passato fu chiamata Superba e impegnandosi nelle nuove sfide dei nostri giorni. E soprattutto, quando assistiamo ad una ingiustizia, ha concluso Monsignor Doldi, mettiamoci sempre dalla parte del più debole. Sono state poi recitate preghiere per presidente Repubblica, governanti, amministratori, tutori della legalità, caduti in difesa patria e del bene comune, e agli aviatori presenti con un loro vessillo alla cerimonia. Presenti anche i gonfaloni di Regione, Provincia, Comune, A Compagna. Dopo la Santa Messa sono state deposte delle corone presso la lapide dei Caduti del primo e del secondo conflitto Mondiale. Oltre al sindaco Marco Doria sono intervenuti sul palco Simone Leoncini, presidente del Municipio Centro est, che ha ricordato Balilla, simbolo di una comunità in guerra contro l’ingiustizia. Dall’inquietudine dei tempi passati a quella odierna si può trarre, ha detto, l’insegnamento che non basta gridare parolacce per avere giustizia. Distruggere per distruggere, ha concluso Leoncini, ricorda gli anni Venti quando rabbia e desiderio di ribellione furono strumentalizzate dal fascismo. Maurizio Dacca, Gran cancelliere di A Compagna, ha rievocato in dialetto lo scioglimento del voto “Semmu chi pe deslegà u vutu”. Hanno portato i saluti di provincia e regione Carmine Battista, e Giovanni Boitano. Ma i veri protagonisti della cerimonia sono stati un centinaio di alunni degli istituti Comprensivi di Oregina e Lagaccio, che hanno rievocato i fatti del 1847 leggendo brani e documenti storici elaborati dall’istituto storico del Risorgimento, cantato l’inno di Mameli e sventolato allegramente centinaia di bandierine tricolori. La cerimonia si è conclusa con l’esecuzione dell’inno di Mameli suonato dalla Banda Musicale di Rivarolo.

Redazione

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