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Sciolto definitivamente l’Idv

Era il 21 marzo del 1998. A Sansepolcro nasceva l’Italia dei Valori. Oggi 28 marzo 2013 si chiude questa esperienza politica. Finisce un leader, muore un partito. Dopo la fusione con il movimento de “I Democratici dell’Asinello”, conclusasi nel 2000 quando l’Idv votò contro la fiducia del suo governo, l’Idv è divenuto sempre più la “Lista Di Pietro”. Alle elezioni politiche del 2001, l’Idv non supera la soglia di sbarramento e rimane fuori dal Parlamento.

Ma l’operazione di radicamento sul territorio continua, cavalcando l’onda dell’antiberlusconismo. Il movimento di Di Pietro inizia a esternare il suo vigoroso contrasto al Governo della Casa delle Libertà. Un anno dopo l’Idv è costretta a entrare nella coalizione pur rivendicando la propria identità. Da lì nasce Orizzonti nuovi, il giornale dell’Italia dei Valori; il movimento di protesta prova a diventare di proposta e si trasforma in un partito federale. Inizia la stagione dei referendum: il primo contro il Lodo Schifani. Poi ci saranno le battaglie contro il varo dell’indulto, l’alleanza con il Pd, e poi la consacrazione, con la manifestazione di piazza Navona, del ruolo dell’Italia dei Valori di unica opposizione al Governo Berlusconi.

Le cause della fine di Di Pietro sono molteplici. C’è l’inseguimento-corteggiamento a Grillo, che non ha portato a nulla se non a una erosione dei consensi elettorali in favore del Movimento 5 Stelle e a una scissione interna, capeggiata in primis da Donadi. C’è un altro corteggiamento andato a male, quello di Luigi De Magistris. C’è poi chi, come Nello Formisano, ha spiegato che la colpa più grande di Di Pietro è stata quella di appoggiare alle ultime elezioni Ingroia. Che con la sua linea giustizialista, antiberlusconiana e con i suoi scontri col Pd e i suoi attacchi nei confronti di Giorgio Napolitano ha portato a fondo l’Idv.

Il partito di Rivoluzione Civile ha incassato una sonora sconfitta all’ultima tornata elettorale. A niente è valsa la cancellazione del cognome di Di Pietro sul simbolo. L’Idv è “morta”.

Redazione

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