Al via il processo nell’aula bunker del Tribunale di Palmi dove la Corte d’Assise dovrà giudicare gli imputati per l’omicidio del giovane elettrauto calabrese. La prossima udienza è stata fissata per il 15 maggio 2013.
Alla sbarra Antonio Napoli, reo confesso di aver ucciso Fabrizio Pioli, la moglie Rosina, il figlio Domenico ed il nipote Francesco. Per gli ultimi tre l’accusa è di concorso in omicidio ed occultamento di cadavere.
Gli imputati sono stati tutti rinviati a giudizio a metà febbraio dal Gip del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso. Nel frattempo Antonio Napoli si è costituito e il corpo di Fabrizio Pioli è stato rinvenuto, nei pressi del Bosco Rosarno.
La Corte d’Assise ha conferito al Professore Di Mizio l’incarico per effettuare l’autopsia sul cadavere di Pioli, esame che riprenderà sabato.
L’aula del Tribunale di Palmi è stata invasa dagli amici di Fabrizio Pioli, con tanto di maglietta con la scritta “Io sono Fabrizio”. Sono gli amici dell’elettrauto scomparso il 23 febbraio dello scorso anno dopo essersi recato a casa di Simona Napoli, una ragazza sposata con la quale aveva intrecciato una relazione. Alla sbarra il padre di Simona, Antonio, Napoli, il fratello Domenico, la madre Rosina Napoli, il cugino della ragazza, Francesco, e Domenico Galatà, quest’ultimo ritenuto colui il quale avrebbe cercato, su mandato del padre, di indirizzare Simona a ritrattare le accuse che aveva indirizzato contro i suoi familiari.
Davanti alla Corte d’assise si sono costituiti parte civile il padre di Pioli, Antonio, e le sorelle Simona e Romina. Tra le persone offese figura anche la stessa Simona Napoli che era assente al processo. Dopo il rigetto da parte della Corte della richiesta di riprese televisive, il processo è iniziato.
Il Procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo ed il sostituto Giulia Pantano, nell’intervento d’apertura, hanno sostenuto di voler dimostrare come tutti gli imputati, tranne Galatà, abbiano con premeditazione e in concorso tra loro provocato la morte di Fabrizio Pioli.
Le difese degli imputati ed in particolare i difensori di Antonio Napoli, Marcella Belcastro e Angelo Sorace, hanno sostenuto che dimostreranno che la morte di Pioli non è stato un fatto preordinato ma la conseguenza di una lite tra lo stesso Pioli e Napoli e che quindi non si tratta, per come annunciato dalla pubblica accusa, di un omicidio volontario premeditato.
I legali di Rosina Napoli e di Domenico Napoli, Armando Veneto e Marcella Belcastro, hanno sostenuto che i loro assistiti sono estranei ai fatti contestati.
L’udienza è stata rinviata al 15 maggio quando saranno sentiti gli ufficiali dei Carabinieri che hanno condotto le indagini sulla sparizione di Pioli, il cui cadavere è stato trovato il primo marzo scorso su indicazione di Antonio Napoli, costituitosi lo stesso giorno dopo un anno di latitanza.
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